Cinque anni dopo la morte di Antonino Tomasello, l’operaio di Messinambiente finito con la spazzatrice nel torrente Pace, il processo si chiude con la condanna ad 8 mesi per sette persone,tra vertici della società e responsabili di settore.
Il giudice monocratico ha ritenuto responsabili l’ex commissario Armando Di Maria, il dirigente Claudio Sindoni, i responsabili dei servizi Pietro Arrigo, Cesare Sindoni, Roberto Lisi e Natale Cucè, infine il direttore tecnico Antonino Miloro. Per loro il PM aveva chiesto la condanna a 2 anni e mezzo.
L’accusa è di omicidio colposo, per non aver garantito le norme della sicurezza che dovevano invece essere assicurate al dipendente. Assolti invece l’ex commissario Alessio Ciacci, nominato dall’allora sindaco Renato Accorinti, e il responsabile Filippo Marguccio.
Adesso, in caso di risarcimenti civili, i familiari dell’operaio dovranno tentare la strada della causa ai singoli condannati. Il giudice aveva infatti estromesso la società Messinambiente dal processo, uscita perché secondo il legale, l’avvocato Gianluca Gullotta, non gli era stato garantito il pieno “diritto alla difesa”.
Tomasello è morto schiacciato tra le lamiere della spazzatrice e il fondo del torrente Pace, dove è caduto dopo che il mezzo si è ribaltato, in discesa lungo la strada che costeggia il letto del fiume asciutto. La macchina era da poco stata manutenuta, ma era nella lista dei mezzi da sostituire perché definitivamente inadeguati e destinati alla rottamazione.
L’inchiesta della magistratura ha stabilito che l’operaio morì per le complicanze seguite all’incidente, e non fu invece stroncato da un malore che poteva avergli fatto perdere il controllo del mezzo.
Ai dirigenti di Messinambiente venne perciò contesta la mancata vigilanza sulle norme di sicurezza poste a protezione del personale che effettua i servizi in strada, in particolare la mancata formazione degli operai al corretto uso dei mezzi, in questo caso specifico la spazzatrice, che in discesa dovrebbe adottare la “condizione di lavoro” con l’azionamento delle turbine, mentre quando è caduto nel torrente Tomasello guidava in modalità “trasferimento”, coi freni sovraccarichi.
Impegnati nelle difese gli avvocati Gianluca Currò,Carmelo Scillia, Giuseppe Carrabba, Giuseppe Mazzotta, Giuseppe Forganni e Francesco Bonanno. Le parti offese, la moglie e i figli dell’operaio, sono stati assistiti dall’avvocato Maria Emanuele.