Messina – Slittano gli accertamenti chiave sul caso Papardo, mentre sono iniziati gli interrogatori degli indagati. Stamane era previsto un nuovo sopralluogo di ChemLab nell’ospedale dove sono state sequestrate le due sale operatorie per la presenza di batteri sospetti, ma la Procura ha rinviato tutto a data da destinarsi per un difetto di notifica, su richiesta di alcuni indagati.
I nuovi prelievi e le analisi erano considerate decisive per muovere i primi passi verso il dissequestro delle aree cui è stato posto il nastro rosso e bianco, ma prima devono essere effettuati degli ulteriori passaggi procedurali. In particolare è necessario acquisire la documentazione completa legata ai casi delle cinque persone decedute sui quali si sta indagando.
Ed è proprio sulla documentazione necessaria per approfondire tutti gli aspetti al vaglio che si sono concentrati gli interrogatori dei due indagati convocati oggi pomeriggio in Procura. Il direttore sanitario Paolo Cardia è comparso davanti la PM Annamaria Arena insieme al suo difensore, l’avvocato Salvatore Papa. Subito dopo è toccato alla direttrice generale Catena Di Blasi, difesa dagli avvocati Nunzio Rosso e Giovanni Mannuccia (in foto d’apertura)
Entrambi, pur essendosi tecnicamente avvalsi della facoltà di non rispondere, si sono comunque messi a disposizione degli inquirenti per collaborare, appunto nell’ottica di poter avere quanto prima nuovamente le sale operatorie disponibili e tornare alla piena operatività dell’assistenza.
I vertici dell’ospedale presenteranno una memoria difensiva a cui allegheranno parecchia documentazione sanitaria ed amministrativa. Documentazione che sarà utilissima al pool di magistrati a lavoro sul caso, insieme alla Arena c’è la dottoressa Alice Parialò, entrambe coordinate dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio. I documenti saranno utili anche all’equipe scientifica di consulenti della magistratura.
In particolare al professor Cristoforo Pomara, recentemente nominato per indagare l’effettivo legame tra i batteri riscontrati negli ambienti sequestrati e le cinque morti sulle quali la famiglia ha chiesto di fare luce. L’esperto di rischio sanitario e medico legale ha bisogno in particolare delle cartelle cliniche relative ai cinque morti, ma gli saranno utili alcuni documenti, ancora non acquisiti, comunque inerenti alle cartelle, non soltanto le copie degli atti già sequestrati dalla Procura.
C’è da chiarire poi quali sono stati i passaggi effettuati a livello gestionale dopo le prime analisi del 25 novembre, quelle ordinate dallo stesso Papardo che avevano evidenziato la presenza dei batteri, e la possibilità di accesso alle sale, così come gestite dai responsabili di reparto. Allo stato però la Procura al momento ha convocato soltanto il direttore amministrativo e il direttore sanitario.
Sono cinque i casi che la Procura sta vagliando, anche se “dietro la porta” bussano almeno altri 22 potenziali parti offese, visto che la stessa magistratura annovera 27 morti avvenute tra agosto e ottobre, collegate a infezioni batteriche.
Per il momento il pool di magistrati sotto la direzione del procuratore capo Antonio d’Amato vuole intanto mettere i primi punti fermi sui casi di Donatella Canfora, Vincenzo Ragusa, Maria Dora Biondo, Gaetano Tommaso Bombaci e Nunzio Bonfiglio.