S’è spento a Catanzaro per via del Coronavirus uno dei padri dell’etnorock, il cantautore e polistrumentista (chitarra, mandolino, armonica e altro) Gianfranco Riccelli, meglio conosciuto come frontman e “cuore” degli Arangara, band da lui fondata 16 anni fa, nel 2005.
Domani alle 15,30 a Taverna alla chiesa di Santa Barbara i funerali di Riccelli. alla sua pagina Facebook, nei suoi ultimi giorni l’artista aveva lanciato l’appello a fare un tampone a tutti coloro i quali avessero avuto contatti con lui di recente.
Complicato descrivere il portato della musica di Gianfranco Riccelli e degli Arangara: un puzzle originalissimo d’amore ed echi folk calabresi, cantautorato “classico”, arte dell’incontro in note e lirismo. Produzioni e sound che portarono il gruppo a conquistare – fra gli altri – il premio Demo Rai (2010) come «miglior gruppo etno-autorale sulla scena musicale italiana».
E malgrado le pagine alte scritte in lunghi anni di musica con la sua band, Riccelli aveva voluto anche una svolta da solista, con varie esperienze discografiche in questo senso, pur mantenendo per anni nome e formazione storici degli Arangara.
Notevolissime le collaborazioni che Gianfranco Riccelli e gli Arangara avevano intessuto, in un costante crossover di sensibilità artistiche (e non solo musicali): Francesco Guccini (nel 2013, produttore dell’album degli Arangara Grazia in punta di piedi), Claudio Lolli (di recente omaggiato anche attraverso una singolare cover della classicissima Ho visto anche degli zingari felici firmata Arangara), Pierangelo Bertoli, ma anche scrittori come Carlo Lucarelli (in una riuscitissima forma di teatro-canzone) o Stefano Benni (per i testi di Cometa e Ingorgo d’amore).