Daniela Cucè Cafeo: La linea gialla. Ho fatto un viaggio in metropolitana...

Daniela Cucè Cafeo: La linea gialla. Ho fatto un viaggio in metropolitana…

Daniela Cucè Cafeo: La linea gialla. Ho fatto un viaggio in metropolitana…

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martedì 08 Maggio 2018 - 06:59

"Ho fatto un viaggio in metropolitana e per la prima volta, in quel viaggio, fisicamente non c'ero". La recensione della mostra di Silvio Ruvolo "La Linea gialla"

Ho fatto un viaggio in metropolitana. E per la prima volta, in quel viaggio, fisicamente non c’ero.

Sono scesa nel cuore di tante città, presente quasi contemporaneamente in luoghi del mondo distanti tra loro, geograficamente e culturalmente. Ma in questo viaggio straniante e intenso, ho respirato costantemente la stessa atmosfera e vissuto una dimensione sempre uguale a se stessa. Ho sceso gradini, acquistato biglietti, atteso a fermate, incrociato persone, al ritmo costante del cuore che scandiva tempo ed emozioni come fanno le lancette ticchettando sull’orologio.

Ho molto pensato, in questo viaggio: il primo, vero, cosciente viaggio in metropolitana della mia vita.

E mi è stato chiaro tutto.Pochi luoghi al mondo sono più affollati, eppure in nessun luogo del mondo ho sentito così forte intorno a me la solitudine. E mi sono chiesta perché. Per quale strana ragione mi sia sempre accaduto questo, e per quale altrettanto strana ragione io ne stia prendendo coscienza solo ora.

Alla prima domanda ha dato risposta una metafora: la metropolitana è in fondo la grande pancia della vita.

Un enorme ventre in cui entri come passando per la bocca, per poi inoltrarti giù dentro i suoi visceri, in un viaggio nel viaggio nel profondo dell’esistenza stessa.Tutto accade frettolosamente, in questa dimensione di passaggio, funzionale a proiettarci il più velocemente possibile da un luogo fisico a un altro: da casa al lavoro, dal lavoro allo sport, dall’albergo al monumento, dalla scuola a casa e così via.

Andate e ritorni, in un ciclo continuo ed incessante. Si avverte una fretta quasi folle, mentre si scendono i gradini di una metropolitana. Ma una volta lì, il tempo che fino a un minuto prima scorreva freneticamente, inspiegabilmente si ferma.

E anche la nostra anima sembra fermarsi, in un’atmosfera in cui restano sospesi pensieri, aspettative, paure, ricordi, ansie, stanchezze, gioie, allegrie, curiosità. Porte che scorrono all’infinito, aprendo e chiudendo storie, occasioni colte o mancate, coincidenza, opportunità.. Sliding doors senza sosta che mescolano destini, proprio come nel famoso film. Volti assorti, persi nel vuoto, a volte impenetrabili. Talora sorridono di qualcosa che a noi inevitabilmente sfugge, o esprimono un dolore, una preoccupazione che le espressioni del volto non riescono a non tradire. Solitudini. Grandi, enormi, incommensurabili solitudini.

Anche quando queste solitudini, nel viaggio, si abbracciano o si tengono per mano, oppure, stanche, poggiano il capo sulla spalla di un’altra solitudine, ondeggiando al ritmo della corsa dei vagoni che sembra quello di una mamma che tiene in grembo, culla e consola. Fermo i miei pensieri e torno per un attimo. Non sto facendo questo strano viaggio, o perlomeno, non fisicamente. Sono in una galleria e sto visitando una mostra, e i miei passi, lentamente, mi conducono di foto in foto, di scatto in scatto. Sorrido, da sola, proprio come fossi uno di quei volti in metropolitana. Questa migrazione della mia coscienza è stata agevolata, devo ammettere.

Entri e sei già in metropolitana: c’è perfino la linea gialla tracciata su un pavimento color asfalto, in una cura del dettaglio che è amore semplice, ma efficace.

E passi da un ambiente all’altro con le pareti che sembrano proprio quelle della metro. E i personaggi escono dalle foto, o forse sei tu che ci entri dentro, ma questo non lo sai dire bene. E avverti che non solo c’è un occhio esperto dietro l’obiettivo che ha fermato quegli istanti. Ma è soprattutto un occhio rispettoso, delicato, onesto.

Un occhio che non vuole abbellire, edulcorare, manipolare un’emozione, ma che la cattura così, per come essa realmente è. Perché quell’occhio, prima di scegliere di comunicare quell’emozione e di fermarla per sempre consegnandola ad altri occhi, l’ha sentita, l’ha amata e l’ha raccolta con un garbo e una delicatezza non comuni.

Non descriverò le immagini, perché una mostra va lasciata agli occhi e all’anima di chi sceglie di guardare, ma scelgo una foto per tutte, quella che più di ogni altra ha fermato il mio cuore. C’è un uomo solo di spalle, su una fila composta da quattro sedili. Davanti a lui, veloce, corre un treno. Fra lui e il treno, quella linea gialla.

Non sembra essere lì per aspettare, ma quasi solo per starci, senza fare niente, chè se ci penso me l’immagino ancora seduto lì… Chissà se quel treno l’ha poi preso, se l’ha perso, se gli importa ancora. Se quei sedili vuoti accanto a lui, un giorno furono pieni e ora non più. Se avesse voluto fossero pieni e non lo sono mai stati.

Se è sceso alla stazione sbagliata e non ha più saputo ritornare. Se una stazione dove scendere non l’ha mai avuta, e ha potuto permettersi di aspettare ovunque un treno che lo portasse “altrove”. In un altrove qualunque che non fosse la sua grande solitudine.

Tutta colpa di quella linea gialla.

E di quella voce un po’ metallica della metropolitana che pure avvertiva di fare un passo indietro prima di decidere:

“Attenzione ….allontanarsi dalla linea gialla”. E sento anche le note di una canzone che ho molto amato e che adesso ci sta tutta: “…Seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del metrò, sei lì che aspetti quello delle sette e trenta chiuso dentro il tuo paletot”.

Tutta colpa di quella linea gialla.

Che quell’uomo avrebbe dovuto fare un salto per attraversare, al momento giusto.

O forse, invece, no.

Daniela Cucè Cafeo

Dimenticavo: ricordate la seconda domanda: “perché ne stia prendendo coscienza solo ora?”

La risposta ha nome e cognome, e si chiama Silvio Ruvolo..

Mostra consigliata: “Linea Gialla”

Artista: Silvio Ruvolo

Galleria d’Arte Kalòs

Via Carlo Botta, 2 – Messina

Visibile tutti i giorni dalle 17,00 alle 20,00.

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