MESSINA – L’ordinanza anti movida torna a far discutere e dopo le parole dell’assessore Massimo Finocchiaro in commissione e l’intervento degli imprenditori dei locali sulla litoranea interviene anche la chi difende i residenti della zona nord. Anthony Greco, presidente dell’associazione “Centro Storico“, si scaglia contro l’ultima ordinanza, come già fatto nelle scorse settimane con tanto di ricorso al Tar. “Noi abbiamo impugnato sia la penultima sia l’ultima ordinanza – spiega a Tempostretto -. Abbiamo notificato sabato 30 giugno il ricorso al Tar al Comune di Messina alle ore 10 e all’una è uscita la nuova ordinanza, con piccoli ritocchi che si riferivano anche a ciò su cui ci battevamo noi. Il nostro ricorso è stato reso inefficace, ma siamo pronti a notificare al Tar l’impugnazione anche alla nuova ordinanza 150″.
“Contestiamo gli orari – prosegue -. C’è una legge nazionale che dice che la musica di sottofondo si può fare fino alle 24. Chi è autorizzato a fare ristorazione può fare musica di sottofondo fino a mezzanotte, non sappiamo come il sindaco abbia tolto dal cilindro la scelta di fare fino all’una, più venti minuti solo messinesi per abbassare la musica. Il sindaco non è il Parlamento. Al massimo può restringere gli orari nazionali per motivi di ordine pubblico o di salute, ma non al contrario. L’orario all’1.20 è uno dei motivi del nostro ricorso. La legge parla chiaro, non si può fare diversamente”.
Greco continua: “Si è mai visto che uno fa un’ordinanza con il carnefice e non con le vittime? Gli esercenti non sono stati coinvolti nell’ultima ma prima sì. Noi mai. Si è mai visto che chi fa l’ordinanza si siede al tavolo con i carnefici? Noi ci lamentiamo della musica alta, e chi la fa? Loro. Allora che senso ha chiamare loro al tavolo? Ma se a Messina scoppia la moda dei furti d’appartamento con chi ci si siede al tavolo, con i ladri o con le vittime dei furti? Il sindaco ha parlato con Confesercenti e Confcommercio, abbiamo impugnato anche per questo: con noi non ha mai parlato”.
Cosa vuole l’associazione? “Noi non siamo contro la musica, non sappiamo più come dirlo. Vogliamo che la movida ci sia, ma banalmente vogliamo che vengano rispettate le leggi nazionali: come lo dobbiamo dire che un sindaco non può essere più di un Parlamento? Non ha potere di legiferare sulla musica, perché autorizza l’apertura e la chiusura dei negozi non la musica. Incontri? Ne abbiamo fatti tanti in sei anni ma non servono a niente. Ora impugniamo al Tar e basta”.
Poi parole per gli imprenditori e sulla questione legata alla sicurezza: “Quando dicono parole come quelle ai microfoni, parlando di città per vecchi e della necessità d’attività così, spiegando che alle 2.30 è troppo presto, io rispondo che autorizzati per far ballare sono soltanto 4 locali: quindi ce ne sono 40 che fanno ballare senza essere autorizzati. Lo fanno abusivamente, illegalmente, senza rispetto sulle norme per la sicurezza. Il problema è lì: questi fanno concorrenza sleale a chi ha la licenza, ma soprattutto fanno ballare senza sicurezza. Spero non ci scappi mai il morto, sono sei anni che condanniamo i locali che fanno ballare senza poterlo fare. Abbiamo fatto esposti, ne abbiamo fatto chiudere qualcuno e abbiamo fatto fare multe a qualcuno. Ma servono i controlli a tutti i locali”.
Greco risponde anche a Finocchiaro: “L’assessore non può non sapere che ci sono dissensi. Significherebbe non sapere del nostro ricorso o che la gente nella zona nord non vive, circondata da lidi che non possono fare ballare e che fanno musica non di sottofondo. I controlli quando li faranno? Non c’è nessuno nella politica che abbia preso a cuore gli interessi, i diritti e la salute dei residenti, che sono migliaia. Viene infranto l’articolo 32 della Costituzione che dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo. Il disturbo della quiete pubblica non è stato depenalizzato: chi è autorizzato a far ballare non è autorizzato a non far dormire, è il gatto che si morde la coda”.
“Non hanno partecipato i residenti, altro che i 4 imprenditori – conclude -. Non sono mai stati invitati. Senza contare che il caso di Messina, con 3 ordinanze in due mesi e mezzo, è stato discusso dal Viminale l’8 luglio: perché ne fa 3 e non una? Non ha le idee chiare. Una il 18 aprile, una il 30 maggio e una il 30 giugno, perché? E perché ancora il problema è al centro dei riflettori? Noi impugniamo perché la gente non riesce a vivere. Le tre ordinanze non le ha sapute fare”.