Quella di Crocetta ieri all’Ars è una vittoria col retrogusto amaro della sconfitta.
Da oggi infatti il governatore, numeri alla mano, sa che sarà molto meno libero da condizionamenti di quanto non lo sia stato finora. “Nessuno mi tirerà dalla giacchetta”, diceva appena eletto, un anno fa, “non assisteremo a nessun mercato delle vacche, in quel caso andiamo tutti a casa”.
Oggi quel numero, 46 ,è la cifra di quanti gli tireranno, e a pieno titolo, la giacchetta. Ha vinto il Pd, che torna a reclamare il rimpasto, hanno vinto i movimenti, Drs e Art.4, che avranno uomini in giunta. E pur avendo ottenuto la vittoria Crocetta non potrà più avere una giunta “a sua immagine e somiglianza”, con assessori finto-tecnici che rispondono soprattutto a lui.
Ha vinto il M5S che ha portato dalla sua parte 31 deputati, e Musumeci, che ha avuto il coraggio di unirsi alla mozione dei grillini.
Ma andiamo all’esito della mozione di sfiducia (vedi articolo allegato): su 77 presenti, 46 hanno votato contro (quindi ribadendo la fiducia al governatore), e 31 hanno votato a favore della sfiducia. Il numero degli assenti, ben 13, la dice lunga sull’umore di quanti, soprattutto nella maggioranza, hanno disertato l’Aula. Due nomi su tutti, ad esempio, Franco Rinaldi (Pd) e Marco Forzese (Drs), deputati della maggioranza ma che per motivi diversi hanno deciso di fare mancare il loro sostegno a Crocetta. Rinaldi, preso di mira dal governatore sulla vicenda formazione non avrebbe mai potuto ricambiare “tante attenzioni” con la fiducia, mentre Forzese, defenestrato dalla Presidenza di commissione nel silenzio di troppi colleghi, si è preso una pausa di riflessione e non è più tra i fan del governatore.
Una maggioranza di 46 voti , su 90 deputati non solo non è un dato entusiasmante e non invita a voli pindarici, ma costringerà il governatore, di volta in volta a ricercare il sostegno in Aula e, sin da subito a togliere i panni da primo attore per scendere a più miti consigli. Del resto, in quel 46 di sì, ci sono anche i voti, ad esempio, dei messinesi Bernardette Grasso, del Grande Sud di Miccichè (che in teoria dovrebbe essere all’opposizione) e di Pippo Currenti, Lista Musumeci, passato dall’opposizione alla maggioranza in un batter d’occhio e da oggi, proprio per quel “sì”,sospeso dal gruppo. Nei giorni scorsi il deputato messinese si era rifiutato di sottoscrivere la mozione presentata dal suo gruppo e dai 5 stelle.
"Anche in politica ci sono sbandati e disertori- ha dichiarato Nello Musumeci- Dipende da Currenti scegliere con chi stare".
Tornando ai 46 non vi è dubbio che il Pd, difendendo a spada tratta quel governatore che ha fatto eleggere e che però nei giorni scorsi definiva “cabarettista”, ha ripreso in mano il pallino del gioco. Crocetta non potrà più rispedire al mittente, come fatto finora, le richieste di rimpasto e dovrà sacrificare qualcuno dei suoi fedelissimi, anche perché, nel frattempo, deve dare risposte anche al Drs di Picciolo e all’Art.4 di Leanza. E sono altri due posti in giunta.
I tempi delle nomine di Franco Battiato e Antonio Zichichi sotto lo sguardo sbigottito di Pd e Udc sono lontanissimi. E’ vero, Crocetta ha vinto, ma da ieri naviga a vista e se vuole acque tranquille deve stare allo stesso tavolo con gli alleati vecchi (Pd e Udc) e nuovi (Drs e Art.4), e dovrà tenere conto anche dei voti sparsi che ha ottenuto ieri all’Ars.
E’ quindi una maggioranza ballerina e zingara quella sulla quale può contare il governatore che dovrà cominciare a dire i primi “grazie”.
Se poi facciamo un ripasso delle dichiarazioni rese in Aula dai deputati, non sono mancati i “sì, ma….” da parte di esponenti della maggioranza, dove quel “ma…” lasciava intendere che il governatore non ha più carta bianca.
Singolare, lo abbiamo già rilevato ieri, la dichiarazione di Antonio Malafarina, Megafono, in difesa della giunta: “E’ vero, questi assessori non saranno bravi, non saranno delle cime, ma sono competenti”, come dire “accontentiamoci di quel che c’è nel menu”. Più entusiasti i toni di Nello Di Pasquale, Megafono “abbiamo chiuso il bilancio grazie all’assessore Bianchi che ci è stato mandato dal cielo. Ho grande riconoscenza anche per Bartolotta”. Dai banchi del Pd, Udc, Drs inoltre è stata una sorta di fiducia condizionata, Laccoto: “Deve iniziare la fase 2”, Picciolo: “serve un’agenda del fare”, Firetto “ci sono lacune da colmare”.
Quanto al M5S con il balzo in avanti sulla sfiducia ha fatto passare il Pdl per una tartaruga attendista ed ha incassato 31 voti che sono più di quanto si aspettava. In fondo, appena sette giorni fa c’era il rischio, con Pippo Currenti della Lista Musumeci che non ha voluto firmare la mozione con il resto del gruppo, che la sfiducia non arrivasse neanche in Aula. Solo grazie alla firma di Falcone, Pdl, si è arrivati alla quota 18 prevista per presentare la mozione.
“Da ora in poi – ha commentato il capogruppo dei 5stelle Cancelleri – chi ha votato contro la mozione non avrà il diritto a lamentarsi. A chiunque verrà in Aula a criticare il governo, ricorderemo che, nel momento in cui si poteva fare qualcosa, era assente”. I grillini e la Destra comunque non si aspettavano l’approvazione, perché come detto dallo stesso Musumeci “è istinto di sopravvivenza. Nessun tacchino vuole che il Natale arrivi in anticipo e gli agnelli sperano che la Pasqua venga cancellata dal calendario”. Nessuno vuole che si torni a votare, ma, commentano i 5Stelle “sappiamo bene che la bocciatura della mozione non sta nell'operato del governo, ma nella volontà di conservare il posto da parte dei deputati, che profumano della colla con cui si sono incollati alle poltrone”.
A Musumeci replica Currenti con una nota nella quale spiega la sua posizione sulla mozione di sfiducia. “Trovo quanto mai inopportuno oltre che offensivo, il solo ritenere di poter comunicare pubblicamente una decisione strategica e politicamente rilevante, quale della presentazione della mozione di sfiducia al Presidente della Regione, da parte di un gruppo senza discuterne con i componenti del gruppo stesso. Missione peraltro molto semplice in un gruppo composto tra 4 deputati”. Il deputato messinese si dichiara convinto che sarebbe stato più utile un dibattito piuttosto che la mozione e definisce il momento scelto “ il meno opportuno, e non per conservare posizioni e poltrone, ma per affrontare con responsabilità e coerenza gli impegni assunti"
Rosaria Brancato