La Resurrezione di Lazzaro, tornata al Museo Regionale di Messina dopo sette lunghi mesi di meticoloso restauro, raccoglie il successo che merita. 1.200 visitatori solo per il mese d’agosto, praticamente il doppio dell’estate 2011. Numeri importanti se paragonati alla realtà messinese, ma visto il grande rilievo artistico dell’opera, una delle più famose e travolgenti del del genio tormentato di Caravaggio, viene da pensare che più che un raddoppio di pubblico avrebbe meritato un vero e proprio bagno di folla. Messina, si sa, è generalmente poco grata verso i tesori che custodisce, anche quando, come in questo caso, il resto del mondo ce l’invidia. Non ci saranno state le code oltre l’ingresso del museo e lungo il marciapiede, come è avvenuto a Palazzo Braschi, quando l’opera fresca di restauro è stata per la prima volta esposta nella capitale, ma i numeri sono comunque positivi. Per questo la direzione del museo ha deciso di venire incontro alle esigenze degli utenti cambiando gli orari di apertura al pubblico, ampliando così la possibilità di poter ammirare il capolavoro del Merisi e la mostra annessa – dal titolo: “La Resurrezione di Lazzaro – il capolavoro restaurato”- , con pannelli che raccontano dettagliatamente le varie tappe del restauro, allestita il 25 luglio scorso e disponibile alla fruizione dei cittadini fino al 25 novembre. È stato, quindi, predisposto l’orario continuato , dalle 9 alle 19, ogni martedì, giovedì e sabato, mentre il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 14 e dalle 9 alle 13 nei giorni festivi. Saggiamente spostato al lunedì il giorno di chiusura. La direttrice del Museo, Dottoressa Anna Maria Bacci, fa notare che oltre la tela della Resurrezione di Lazaro, e la mostra composta da pannelli accurati, filmati d’epoca e video sulle fasi più interessanti del restauro, nella sala interamente dedicata a Michelangelo Merisi – in penombra per meglio far risaltare la luce contraddittoria e ineguagliabile dei suoi quadri – è esposta anche L’adorazione dei pastori. Inoltre, nella sala conclusiva, si può ammirare una collezione di opere di caravaggeschi. Quella messinese fu la seconda tappa siciliana di Michelangelo Merisi da Caravaggio, era infatti precedentemente approdato a Siracusa dopo essere fuggito dalle prigioni di Malta, successivamente andrà a Palermo. Rispetto al periodo maltese, tornano nelle opere di Caravaggio, nel suo soggiorno messinese, i toni scuri degli inizi. Un particolare evidente nella Resurrezione di Lazzaro – realizzata nel 1609- dove il grappolo di personaggi in primo piano sembra schiacciato da uno sfondo scurissimo, che invade la maggior parte della tela. Grazie all’opera di restauro, però, spicca nuovamente il corpo madreperlaceo di Lazzaro – realizzato secondo voci dell’epoca, prendendo a modello un vero e proprio cadavere – che le colle indurite dal tempo avevano eccessivamente incupito. Un corpo che sembra brillare di luce propria, ancora abbandonato nella morte ad eccezione delle braccia che cominciano ad aprirsi. Un ritorno alla vita rappresentato in itinere, dunque, tutto incentrato nella mano di Lazzaro, che si alza in direzione del Cristo – un Cristo in penombra e in disparte – come per rispondere al suo richiamo. Tutti questi particolari spiccano dopo il restauro, così come molti altri. Dal volto in primo piano a cui è affidato il compito di rivelare la meraviglia e forse anche il terrore del miracolo in corso, a quello della sorella che appoggia il volto su quello del quasi rinato, come se lo stesse ancora piangendo. Tutto come scolpito dalla luce assolutamente anti-prospettica del Caravaggio. Luce tormentata al pari dell’uomo. Luce, ineguagliabile, che consacra il suo genio immortale. (Eleonora Corace)