Applausi scroscianti in un gremito Palacultura, ieri sera a Messina, per il concerto ”Dal Tango…a Piazzolla” del quartetto Lo Que Vendrà’, organizzato dall’Accademia Filarmonica in collaborazione con l’Associazione Tangoquerido. Più che un concerto: uno spettacolo di Tango ed un viaggio attraverso un genere musicale che rappresenta una condizione umana universale, al di là dei confini geografici e temporali. Il valente Quartetto, che prende il nome dal brano di Piazzolla eseguito in apertura del concerto, è composto dal pianoforte di Daniela Fidanza, dal violino di Mario Pace, dal contrabbasso di Claudio Marzolo e dal meraviglioso bandoneon di Simone Marini. Il Tango è musica, ma anche danza; l’orchestra è stata completata dalla coppia di ballerini argentini Celeste Rey e Sebastian Nieva, amatissimi maestri presso l’Associazione Tangoquerido di Messina. La voce di Daniela Fidanza, all’inizio del concerto, ha descritto il Tango come musica degli emigranti europei in Argentina all’inizio dello scorso secolo, con un ritmo semplice e melodie con echi popolari, intrisa di nostalgia e di desiderio d’amore. Musica suonata con strumenti poveri e facilmente trasportabili: il violino e la chitarra, di origine italiana, a cui si aggiunse il tedesco bandoneon la cui voce struggente si conquistò rapidamente e definitivamente il ruolo principale.
Musica danzata; fin dall’inizio della sua storia il tango non è stato musica di ascolto, ma di partecipazione popolare. Gli emigranti erano spesso uomini soli, le loro donne erano rimaste nelle terre d’origine; il tango era suonato da musicisti dilettanti, nei luoghi in cui gli uomini si riunivano per riposarsi dopo giornate di duro lavoro; e lì ballavano tra loro.
Soltanto quando i musicisti si appropriarono del tango ed iniziarono a suonarlo con strumenti da camera, come il pianoforte ed il contrabbasso, il tango uscì dai postriboli ed arrivò fino ai salotti dove conquistò il titolo di danza della seduzione e del corteggiamento, elegante e sensuale.
Le orchestre più famose vantavano cognomi italiani: Di Sarli, D’Arienzo, Pugliese, Troilo; ed infine Piazzolla che riuscì ad esportare il tango dall’Argentina in Europa, mescolandolo con elementi classici e jazzistici e trasformandolo da danza popolare a musica di narrazione; tanto che molti brani sono diventati famosi come colonne sonore cinematografiche.
Così anche la danza si è evoluta; ed accanto al tango milonguero e da salon, che viene ancora oggi ballato in modo semplice nelle sale da ballo o nei salotti privati, è stato elaborato il tango da esibizione, spettacolare ed acrobatico, che viene ammirato sui palcoscenici e nei film.
Emozionante l’esecuzione musicale di tutti i brani, ciascuno dei quali ha ricevuto più applausi del precedente; per citarne solo alcuni, “Paciencia” di D’Arienzo, “A Evaristo Carriego” di Rovira, “Romance de barrio”, di Troilo; di Piazzolla la famosissima Libertango e la struggente Adios Nonino, donata al pubblico da un magistrale assolo del bandoneon; il bis di “Reliquias Portenas” di De Leone ed infine la classica, immancabile chiusura de “La Cumparsita”.
Applauditissimi i bravissimi ballerini, Celeste e Sebastian, che hanno ironicamente e spiritosamente mostrato del tango gli aspetti frivoli del gioco della seduzione nei salotti eleganti o gli aspetti teatrali della coppia tanguera come rappresentata nei film di Rodolfo Valentino; deludendo un po’ quella parte di pubblico che avrebbe preferito vedere danzato anche l’aspetto tragico e passionale, come quello degli amori dolorosi e impossibili. Il Tango è la celebrazione di tutta la gamma di emozioni di una “umanità viva e pulsante”, anche quelle che non si possono esprimere in parola, in nessuna lingua. E ieri il Tango è stato degnamente celebrato, al Palacultura, a Messina.
Giovanna Pantò