Messina – E’ ad una svolta processuale chiave l’operazione Nebrodi 2, la seconda tranche di inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina sui nuovi clan di Tortorici e gli interessi nelle truffe all’Agea. Oggi si è aperto il vaglio preliminare delle accuse mosse nei confronti di 59 persone più 8 società, affidato alla giudice Monia De Francesco.
La GUP ha accolto la richiesta di rito abbreviato condizionato per quattro degli indagati, che torneranno in aula per discutere la loro posizione il prossimo 30 gennaio, poi sarà sentenza. Per tutti gli altri invece il pubblico ministero Francesco Massara ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio. Poi la parola è passata a quasi tutti i difensori, ad eccezione dell’avvocato Giuseppe Lo Presti. L’udienza è stata quindi rinviata alla prossima settimana per consentire ai difensori di completare e, se non ci saranno particolari sorprese, la decisione della Giudice per l’udienza preliminare arriverà entro Natale.
Oggi la Gup De Francesco ha anche deciso sulle richieste di costituzione di parte civile, ammettendo la Regione, l’Agea, alcune sigle antiracket e un privato cittadino, costituito con l’assistenza dell’Avvocatura dello Stato. Tra le associazioni anti racket che siederanno al processo c’è anche Sos Impresa, rete per la legalità. “La costituzione di parte civile rappresenta storicamente un momento fondamentale ed importante per testimoniare attivamente la presenza costante del nostro movimento accanto alle vittime“, commenta il vice presidente nazionale Giuseppe Scandurra.
L’indagine risale al febbraio scorso: Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza arrestarono 23 persone ed d eseguirono il sequestro di oltre 300 titoli Agea, definiti dagli investigatori titoli tossici perché frutto delle truffe all’Agea e commercializzati più volte. L’inchiesta segue il maxi blitz del 2020 e ricostruisce gli affari più recenti del clan, dalle estorsioni sugli esercizi commerciali della zona al controllo dell’acqua per i terreni agricoli, grazie anche alle rivelazioni del pentito barcellonese Salvatore Micale.
Sono quindi complessivamente 67 i nomi elenco per i quali i Pubblici Ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Messina, Fabrizio Monaco e Francesco Massara insieme all’aggiunto Vito Di Giorgio hanno formulato richiesta di rinvio a giudizio, ribadita oggi dal PM d’udienza: Antonino Salvatore Basilio Gigante, Giuseppe Bontempo, Carmelo Bontempo Scavo, Giuseppe Bontempo Scavo, Rosario Bontempo Scavo, Salvatore Bontempo Scavo, Sebastiano Bontempo Scavo, detto “Piricoco”, Sebastiano Bontempo Scavo, detto “Ppacchiusu”, Davide Brugaletta, Antonina Merilin Calà Lesina, Antonino Calabrese, Alfio Cammareri, Paolo Cancelliere, Cesare Costanzo Zammataro, Giuseppe Costanzo Zammataro, detto “Iapicu”, Giuseppe Costanzo Zammataro detto “Pitrinu”, Giuseppe Costanzo Zammataro, Rosario Attilio Lucio Crascì, Sebastiano Craxì, Maria Destro Mignino, Salvatore Aurelio Faranda, Niccholas Filippo Faranda, Gaetano Faranda, Leone Faranda, Giuseppe Massimo Faranda, Giuseppe Furnari, Sebastiano Galati Giordano, Vincenzo Galati Giordano, detto “Lupin”, Carmelo Galati Massaro, Placido Galvagno, Luisa Germanà, Salvatore Giallanza, Salvatore Giglia, Giuseppe Giletto, Salvatore Gulino, Renis Haka, Rosario Iuculano, Basilio Lionetto, Giuseppe Lo Re, Giuseppa Messina, Salvatore Roberto Parlagreco, Alfio Pillera, Andrea Pizzino, Francesco Princiotta, Antonino Puliafito, Giuseppe Silvestro, Alessandro Taranto, Fortunato Taranto, Giuseppe Taranto, Marco Taranto, Maurizio Antonio Liuzzo Scorpo, Saverio Marcinnò, Marika Messina, Daniele Monastra Ciarello, Carmela Puglisi, Carmelo Vitale, Nunzio Zaiti, Carmelino Zingales.
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