Neppure le festività natalizie sono riuscite a rasserenare il teso clima politico al Comune di Sant'Agata di Militello con il fioccare di numerose polemiche tra assenza di dialogo e divisioni sempre più rigide tra i due schieramenti: da una parte la giunta guidata dal sindaco Sottile che è minoranza in Consiglio e dall'altra l'opposizione guidata dal presidente del civico consesso Scurria nel solco di una continuità con la precedente amministazione dell'ora Senatore Mancuso.
L'ultimo atto è stato la presentazione di una mozione di sfiducia al sindaco Carmelo Sottile depositata nelle scorse ore e che verosimilmente sarà calendarizzata per un dibattito in aula verso la metà inoltrata del mese di gennaio. Un atto politico simbolico ma di apparente inefficacia perché salvo clamorose sorprese l'opposizione potrà fermarsi ad 11 voti con quello scontato del presidente Antonio Scurria, forse 12, quando ne occorrebbero 14.
Di seguito ripercorriamo le tappe di questo muro contro muro palesatosi sin dal giorno successivo alle elezioni che nel giugno 2013 elessero il dottor Sottile quale nuovo primo cittadino prevalendo sul principale sfidante della tornata avvocato Benedetto Caiola, prima consigliere e successivamente assessore uscente della precendente amministrazione che per quasi due legislature era stata guidata dal dottor Bruno Mancuso che in febbraio era stato eletto a Palazzo Madama.
I risultati elettorali furono però al quanto contradditori. L'elettorato santagatese premiò la figura di Sottile, neofita della vita politica e stimato medico, preferendo la discontinuità amministrativa, ma consegnando più preferenze ai candidati al Consiglio Comunale nelle liste a sostegno di Caiola, con uso consistente del "voto disgiunto".
Nove i consiglieri a sostegno del sindaco, undici quelli d'opposizione ed una contrapposizione divenuta serrata, senza alcun reale spiraglio di futura collaborazione per il bene comune e gli interessi della cittadinanza con bilanci ingessati ed un fioccare di interrogazioni.
Nominata la giunta il neo assessore Giuseppe Puleo del PD veniva surrogato in consiglio dal primo non eletto Marco Donato Lemma, il quale dopo pochi mesi di attività – non prive di scontri con il presidente Scurria e con la consigliere Gumina – veniva estromesso per effetto della famigerata "legge Severino" e scranno che passa a Rita Fachile.
A pesare però su tutta la vita amministrativa del centro nebroideo è la defragrante inchiesta "Camelot" che porta all'azzeramento dell'Ufficio Tecnico e manda in crisi tutta l'attivita dell'Ente di progettazione e concorso a bandi di finanziamenti per opere pubbliche che s'innesca ad una già controversa procedura per l'assegnazione dei lavori per il completamento del Porto (opera per circa € 60.000.000,00).
La "prima spina" diviene il seggio conteso per come considerare i voti assegnati al Donato Lemma ed inizia una battaglia di ricorsi non ancora del tutto chiusa ), ma che al momento ha portato all'invalidamento del seggio assegnato alla lista del PD e il conferimento ad un'altra coordinata dall'assessore Nino Testa e quindi al ripescaggio in Consiglio per il dottor Enrico Natale che sino a pochi mesi prima però era stato un componente della squadra dell'ex sindaco Mancuso, e che per il momento ha espresso una informale intenzione di mantenersi "indipendente" rispetto ai due schieramenti.
Ed in questo balletto che il sindaco Sottile è chiamato anche al primo avvicendamento in seno alla giunta estromettendo l'unica donna presente, Sonia Minciullo, espressione della Lista del Megafono che l'aveva vista primeggiare per preferenze, e conferendo le deleghe assessoriali all'avvocato Maria Carmela Trovato, e nei fatti garantendo egualmente il posto in Consiglio alla Fachile nelle more di una certa definizione dello stesso.
Dall'altro fronte la guerra in Consiglio proseguiva immutata con la maggioranza a fare opposizione e le più disparate interrogaazioni, e la minoranza irrigidirsi in una difesa dell'attività della giunta, costretta a periodiche rotazioni dei dirigenti per effetto di un ridimensionamento delle aree.
Dopo due anni e mezzo di governo in un mancato dialogo tra le parti, lo scontro ferreo ha dettato legge tra lentezze amministrative (bilancio di previsione 2015 ancora da approvare per effetto dei ritardi indotti dai numerosi tagli di trasferimenti e entrate), finanziamenti persi o finiti in un limbo d'incertezza ("Chianu Rizzo", Stadio "Fresina") ed altri lavori, completati e non, recuperati con iter tortuosi e con grande ritardo per l'esecuzione (Porto, "Villa Falcone e Borsellino", nuova caserma per la Polizia, Elipista, Arena Piazzale Vicari, Centro Sociale, etc).
In aggiunta anche il simbolismo del Cine-Teatro "Aurora" chiuso, di un ampio tratto di circa 800 metri di lungomare all'altezza della centralissima "Villa Bianco" crollato, per finire ad una mediocre programmazione degli eventi di richiamo turistico e sociale in un Natale in cui a garantire le luminarie per le vie cittadine sono state le iniziative dei privati e dei commercianti.
In tutto questo c'è una città di 13.000 abitanti in grande sofferenza per un Ospedale assurdamente ridimensionato e penalizzato, per una sede staccata del Tribunale prima e del Giudice di Pace poi soppresse, con un'economia che langue tra un turismo non decollato ed attività private in gravi crisi con un tasso di disoccupazione altissima (e non soltanto quella giovanile), con tributi locali alle stelle ed una mediocre qualità della vita legata alla caotica viabilità ed all'assenza di servizi collettivi.
(Giuseppe D'Amico)