MESSINA – “Comunicare la cultura tra miti e certezze dello Stretto”. La cultura secondo più punti di vista, in un incontro organizzato da Archeoclub d’Italia area integrata dello Stretto, con la presidente Rosanna Trovato e il patrocinio di UniMe e dell’Ufficio scolastico provinciale di Messina. In primo piano l’idea di un ponte culturale che unisca Messina e Reggio attraverso una comunicazione capace di combinare vecchi e nuovi linguaggi. Nuovi linguaggi, turismo, diritto e archeologia i temi scelti.
Nell’aula magna dell’Università, lo Stretto è stato il protagonista del confronto animato dai docenti universitari di Unime Francesco Pira, associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi; Filippo Grasso, aggregato di Analisi del mercato; Cinzia Ingratoci, ordinaria di Diritto della navigazione, e Fabrizio Mollo, associato di Archeologia classica.
Notevole l’interesse del pubblico e dei numerosi studenti degli istituti di formazione secondaria superiore della città, presenti in sala. In chiusura gli interventi delle professoresse Daniela Pistorino e Caterina Celesti, dirigenti scolastiche rispettivamente dell’Istituto Caio Duilio e del La Farina.
In apertura dei lavori, moderati dal giornalista Marco Olivieri, direttore responsabile del quotidiano online “Tempostretto”, la presidente Trovato ha sottolineato l’intento dell’incontro, in linea con la mission dell’Archeo Club d’Italia e delle sue sedi locali, di diffondere e condividere, ad un pubblico ampio e variegato, la ricchezza di contenuti culturali, di civiltà, bellezza e sostenibilità che animano l’Area dello Stretto, crocevia di esperienze straordinarie di conoscenza, accoglienza, contaminazione e integrazione. Temi declinati nella loro valenza didattica e formativa dal dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale, Stelio Vadalà, che ha salutato con entusiasmo i numerosissimi giovani presenti e sottolineato l’importanza di azioni di comunicazione che, grazie al racconto dei luoghi e delle opportunità che essi offrono, aiutino i giovani ad immaginare il loro futuro in ambiti di sviluppo del territorio.
Da parte sua, l’assessore Enzo Caruso ha ribadito l’importanza delle sinergie tra amministrazione e società civile per una valorizzazione del territorio che passi anche da una comunicazione istituzionale adeguata.
Comunicare lo spirito di un luogo nell’era del Metaverso e dell’Intelligenza Artificiale è il tema affrontato magistralmente dal professore Francesco Pira, associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Ateneo messinese e Direttore del Master in comunicazione strategica per la p.a. e l’impresa. Introducendo il pubblico alle fondamentali questioni oggetto di discussione, il prof. Pira ha messo in luce come, in un mondo investito da una comunicazione dilagante e disintermediata, i social network assumano il ruolo fondamentale di elemento di sintesi tra vecchi e nuovi modelli comunicativi, in una sfida avvincente nell’era dell’informazione globale che investe anche la cultura e la sua rappresentazione. Quindi il professore Filippo Grasso, docente dell’Università di Messina ed esperto di turismo, si è soffermato sulla stretta connessione che esiste tra turismo e comunicazione, dal momento che il prodotto turistico è definito proprio attraverso la conoscenza del territorio, delle sue risorse materiali e immateriali a partire dalla consapevolezza di queste assicurata da una comunicazione efficace, che tocchi le corde motivazionali, emozionali e relazionali dell’esperienza.
Comunicare lo Stretto di Messina come bene identificativo di una “cultura del mare”, che valorizzi le potenzialità di questa preziosa risorsa, nel rispetto dei limiti imposti dalla sua tutela bene comune, spinge a spostare l’angolo visuale della narrazione nell’area del diritto. La prospettiva giuridica, in cui lo Stretto è comunicato come spazio dotato di regole sue proprie, in grado di promuovere lo sviluppo dell’area e conservarne le specificità, è al centro dell’intervento della professoressa Cinzia Ingratoci, ordinario di Diritto della navigazione nell’Università di Messina.
A chiusura delle relazioni, il professore Fabrizio Mollo, associato di archeologia classica nello stesso Ateneo, ha illustrato la dimensione pubblica degli studi archeologici sempre più tesi ad incidere sulla cultura generale della società civile e sulle scelte delle amministrazioni attraverso azioni mirata di comunicazione, c.d. terza missione, che qualificano l’operato delle Università insieme alla didattica ed alla ricerca.