Messina – Il presidente della Fondazione Aurora Alberto Fontana, il direttore amministrativo Giuseppe Laganga, il presidente della fondazione Aurora Onlus Mario Giovanni Melazzi, il commissario straordinario del Policlinico Giuseppe Pecoraro, la direttrice straordinaria Paolina Reitano, il direttore amministrativo Michele Vullo, il direttore generale Marco Restuccia, l’oggi assessora regionale Giovanna Volo nella qualità di direttore sanitario del Policlinico e il dottore Giuseppe Vita.
I sequestri sono scattati per Vita, Melazzini, Fontana, Vullo e Laganga. Vita, Melazzini, Fontana e Laganga hanno la sospensione per 12 mesi, mentre per Restuccia la giudice si è riservata di decidere dopo averlo interrogato. La Procura aveva chiesto per il professore Vita gli arresti domiciliari, ma la Gip Misale ha ritenuto congrua la misura della sospensione.
Sono questi gli indagati che oggi hanno ricevuto l’avviso di garanzia spiccato dalla Procura di Messina alla fine dell’inchiesta sul centro Nemo Sud e i rapporti col Policlinico di Messina. Un caso travagliato e giocato per intero “sulla pelle” dei pazienti. A firmare i provvedimenti è stata la giudice per le indagini preliminari Claudia Misale su richiesta della Procura di Messina, guidata dal procuratore capo Antonio D’Amato, che in sostanza contesta agli indagati, tutti nominati nelle qualità degli incarichi che rivestivano all’epoca dei fatti, le delibere di accreditamento del 2013, del 2016 e del 2017, e assunzioni sospette di parenti del medico Giuseppe Vita, due in particolare.
“Ho appreso stamattina di essere sottoposta a indagine da parte della Procura di Messina. Nonostante si tratti di fatti relativi a un periodo precedente il mio incarico di assessore, ho ritenuto opportuno informare subito il presidente della Regione. Sono serena e consapevole di avere sempre agito nel pieno rispetto delle regole. Confermo la piena fiducia nel lavoro della magistratura e resto a disposizione degli inquirenti per chiarire rapidamente la mia posizione”, commenta la rappresentante del Governo regionale.
«Un’indagine non è una condanna, né penale né politica – dice il presidente della Regione, Renato Schifani -. Stamane l’assessore Volo mi ha correttamente informato dell’accaduto e dei fatti che le si contestano. Rimane immutata la mia fiducia nei suoi confronti».
L’avvocato Bonaventura Candido, impegnato nelle difese, contesta la fuga di notizie nell’inchiesta: “Intendo manifestare tutto il mio disappunto per avere letto sulla stampa dettagli dell’ordinanza almeno un’ora prima di ricevere la notifica della stessa. Nel merito mi astengo in questo momento dall’ esprimere valutazioni che riservo all’esito della disamina degli atti”.
L’indagine del Nucleo investigativo dei Carabinieri parte nel 2020 con la denuncia, nel 2019, del professore Roberto Dattola. L’allora ordinario di medicina riabilitativa del Policlinico espresse agli investigatori tutti i suoi dubbi sulla “permanenza” di Nemo Sud all’interno della struttura universitaria. Nell’estate del 2022 i Carabinieri depositano un’altra corposa informativa che contiene anche gli altri accertamenti, dall’analisi degli atti amministrativi che ricostruiscono i passaggi salienti della vicenda legata al centro di riabilitazione al risultato delle intercettazioni telefoniche. A mettere insieme i pezzi è un pool di sostituti procuratore, guidati dall’aggiunto Rosanna Casabona, oggi procuratore capo a Caltagirone.
In sostanza la Procura contesta agli indagati, che negli anni si sono succeduti al vertice del Policlinico e della Fondazione Aurora, l’aver avvallato le tre convenzioni con la Fondazione per l’accreditamento del Centro Nemo Sud. E in particolare la 1311 del dicembre 2012, con validità di 5 anni, che riconosce l’accredito per oltre un milione 200 mila euro alla Fondazione. Poi la delibera n. 448 del 2016 che dispone anche un addendum, una maggiorazione economica, che porta i fondi a quasi 2 milioni e mezzo di euro per la Fondazione Aurora, infine quella del gennaio 2018 che dispone la liquidazione alla Fondazione di oltre 2 milioni 700 mila euro (somme annue) per la stessa fondazione.
L’ipotesi corruttiva è contestata a Giuseppe Vita, dirigente della Neurologia del Policlinico, e riguarda proprio l’apertura del centro riabilitativo nei locali del Policlinico. La Procura gli contesta proprio di aver favorito il centro, malgrado non avesse accreditamento valido, ed aver consentito i rimborsi della Regione sulle prestazioni ai pazienti, applicando il codice che consente il rimborso sanitario appunto. Il sospetto è che dietro questa attività ci fosse uno “scambio” con i vertici della Fondazione Aurora: la sua attività a favore del centro “in cambio” dei compensi per le prestazioni lavorative del figlio e della nuora, per circa 670 mila euro complessivi tra il 2012 e il 2021.