Tari da capogiro, consiglieri nel mirino. Pippo Trischitta spiega i motivi del sì alla super tassa

Una Tari che supera i 45 milioni di euro, una Tari che dimostra il fallimento della gestione rifiuti, una Tari che i messinesi dovranno pagare in cambio di un servizio che nel 2015 è stato tra i peggiori degli ultimi anni. In questi giorni di polemiche e contestazioni a finire nel mirino sono stati anche quei consiglieri comunali che hanno deciso di votare la Tari 2015. In un’aula quasi vuota solo in 17 si sono assunti la responsabilità del voto e sono stati solo 10 i sì alla tassa rifiuti più cara di tutta la Sicilia. Nonostante gli attacchi all’amministrazione, le richieste di dimissioni dell’assessore Ialacqua, nonostante la crisi politica che sembrava essersi consumata tra consiglio e amministrazione alla fine anche la Tari ha trovato il via libera dell’aula. C’è chi però vuole spiegare il perché ai cittadini. E’ il capogruppo di Forza Italia Pippo Trischitta che ha convocato una conferenza stampa proprio per illustrare, leggi alla mano, perché il consiglio comunale non avrebbe avuto alternativa all’approvazione della Tari.

Innanzitutto il rischio di un buco da 45 milioni: «Se la delibera Tari non fosse stata approvata sarebbero state prorogate le tariffe 2014 per un importo di circa 41.953.000. Così, però, si sarebbe creato un " doloso " debito fuori bilancio di 3.400.000 con responsabilità patrimoniale dei consiglieri, in quanto avrebbero privato l'ente di un'entrata certa e prevista dalla legge. Se si fosse approvata la tariffa 2014, o un importo inferiore ai 45.300.000, si sarebbero state responsabilità penali per la cosciente votazione di un atto amministrativo non veritiero. (Il pubblico ufficiale, che, nell'esercizio delle sue funzioni, forma, in tutto o in parte, un atto falso o altera un atto vero, è punito con la reclusione da uno a sei anni. Se la falsità concerne un atto o parte di un atto, che faccia fede fino a querela di falso, la reclusione è da tre a dieci anni)».

Il consigliere prosegue poi spiegando le conseguenze economiche a cui sarebbe andato incontro Palazzo Zanca: «La deliberazione della Tari deve essere inviata entro 30 giorni dalla scadenza del termine previsto per l'approvazione del bilancio di previsione (30 settembre ) al Ministero Economia e Finanze. Il mancato invio comporta, previa diffida da parte del Ministero dell'Interno, il blocco, fino all'adempimento dell'obbligo, dell'erogazione delle risorse dovute a qualsiasi titolo. Quindi, decine di milioni (dovrebbero essere almeno un centinaio ) di risorse bloccate con impossibilità di pagare gli stipendi di tutti i dipendenti comunali, compresi quelli di MessinAmbiente, e sospensione di tutti i servizi. Un caos totale e danno erariale in quanto non sarebbero state coperte le anticipazioni di Tesoreria con aumento cospicuo degli interessi dovuti all'Unicredit».

Trischitta spiega inoltre che ci sarebbero stati problemi anche per il bilancio e l’esito stesso sul piano di riequilibrio: « L'approvazione delle tariffe costituisce presupposto per la formazione del bilancio. Di conseguenza, blocco della spesa e sicuro dissesto del Comune poiché la Corte dei Conti non potrebbe mai approvare un piano di riequilibrio proposto da un Comune che non abbia deliberato il bilancio di previsione».

Il capogruppo di Forza Italia spiega che per tutti questi motivi non risulta che vi sia un Comune che non abbia approvato la Tari e per le stesse ragioni anche i dieci consiglieri comunali alla fine hanno dovuto scegliere l’approvazione.

A chi sta etichettando i consiglieri comunali come i responsabili di questo salasso che si abbatterà sui cittadini, Trischitta spiega che il cittadino può contestare l'importo da pagare chiedendo al Giudice competente di ridurlo per mancata o insufficiente prestazione del servizio, ma non può farlo il Consiglio Comunale che deve approvare obbligatoriamente l'intero importo del Piano Economico Finanziario predisposto in base alla perizia del costo complessivo redatta dal dirigente responsabile ed approvata dalla Giunta. C’è infatti una norma che dal 1 gennaio 2013 prevede che "il tributo è dovuto nella misura massima del 20% della tariffa in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente".
Insomma, Trischitta prova a spiegare il perché del suo sì alla Tari come un obbligo senza alternativa. I messinesi però dovranno pagare comunque e di certo questo non li consolerà.

F.St.