Il Teatro dei 3 Mestieri, con il sostegno di “ Caront & Tourist” e “Lab Legno Arredi” ha predisposto uno stringato ma incisivo “cartellone in giardino”, che si articola in altre quattro performances teatrali, oltre questa in recensione, e precisamente “ Manuale di sopravvivenza per boomer “e “Zampalesta all’altro mondo” , che andranno in scena rispettivamente il 13 e il 20 luglio, dedicate anche ad un pubblico di famiglie e bambini, e “Menefotto” e “ Pagliuzze”, previste rispettivamente per il 10 e il 24 Agosto, con momenti di intrattenimento anche dissacranti.
Alle ore 20 è intercorsa inaugurazione della interessante mostra “Re – Note” a cura di Dania Mondello – che sarà fruibile in occasione di tutti gli spettacoli previsti per “ Fuori in Scena” – che ha visto in esposizione opere, connotate da riferimenti alla natura, di Federica Silvestro, alias Marsili_One, Artista concittadina con una indiscussa formazione, che spazia anche nei campi della grafica e del fumetto, e predilige la sperimentazione di sempre nuove forme espressive dell’Arte visiva, non solo in ambito pittorico, ma anche del design e pubblicitario, e nel mondo editoriale.
Il momento conviviale,poi, a impreziosire l’offerta con un apericena da consumare “in loco” prima dell’inizio dello spettacolo, ha necessitato come sempre di prenotazione.
Il recital ha passato in rassegna una porzione significante della incisiva e perturbante rassegna canora del grande Garber, dalla Canzonetta – Varietà al Teatro – Canzone e ha fatto rivivere momenti densi di contenuto e profondità riferiti a testi dei brani di Gaber – Luporini, che sono stati giustamente eseguiti in guisa di drammatizzazioni.
Fabrizio Paladin, Artista veneto, segnatamente trevigiano, di caratura internazionale, con una solida formazione, è attore, drammaturgo, regista, cantautore, chitarrista, armonicista, autore del testo “Il teatro e la maschera” del 2008 e fondatore e docente di “Teatro Studio Maschera”. Segue per lo più nei suoi spettacoli il canovaccio della commedia dell’arte, ma i personaggi (e le maschere) sono tutti rappresentati da un solo interprete; notevole la sua piece “Dottor Jekill & Mr. Hyde, the Strange Show”, pluripremiata e rappresentata con successo anche al Teatro dei 3Mestieri nel 2019.
F. Paladin, da istrione qual è, è stato davvero magistrale nell’interpretare parte fondamentale del repertorio dell’Artista di riferimento, che ha assunto connotazione personalizzata, mai imitativa “tout court” e sempre nel rispetto dei tratti connotanti la produzione canora e di monologhi gaberiani.
Dal canto suo il Maestro Loris Sovernigo ha denotato nelle esecuzioni musicali alla tastiera grande padronanza artistica, muovendosi in perfetto raccordo con l’esecutore canoro (l’affiatamento professionale collaudato è stato ben evidente).
F. Paladin è stato anche regista della rappresentazione, che è riuscita a mantenere un impianto ammaliante e goliardico, pur nella complessità e nell’approfondimento di tematiche nel senso dell’anticonformismo e incentrate sui frequenti equivoci che si generano in ambito sentimentale, o, sovente, anche in quelli etico- morali.
Giova far menzione del tributo a Paladin da parte del critico musicale Dario Salvatori con il giusto riconoscimento “Omaggio a Giorgio Gaber” nel corso della manifestazione “Spazi d’Autore” a Termoli, con riprese Rai pregiate.
La resa canoro-interpretativa di canzoni quali: “L’odore”, “Il comportamento”, “Il truccamotore” , “La nave”, “Goganga”, “Non insegnate ai bambini”, “Lo shampoo”, “La parola io”, “L’orgia” e dei Monologhi, “La paura”, “ Bambini G”,“Oh mamma” e “Sogno in due tempi”, ha allietato e costituito intervallo di necessaria significanza e occasione di introspezione in questa odierna contemporaneità che sovente è contrassegnata da triste omologazione e scade in momenti futili e ripetitivi, rispettosi di clichè sciocchi, che la società consumistica ha generato e continua a perpetuare.
“Barbera Champagne”, brano ultra noto, è stato accompagnato da reiterati applausi, ricreando una atmosfera partecipativa e nostalgica, così come, nel finale, l’emozionante e coinvolgente “La libertà”.
In conclusione, l’eclettico Paladin, con il valente supporto del Maestro Sovernigo, ci ha condotto nell’universo di Gaber, facendoci riassaporare la storia personale e il percorso professionale del mitico Cantautore, che aveva debuttato in teatro (Girolamo di Milano) nel 1959 e condotto una ricerca di autenticità ed etica compartecipazione fino alla prematura scomparsa nel 2003. Il “Signor G.” può davvero rivivere attraverso questa straordinaria quinta, con il suo pensiero libero, la capacità di condividere il sorriso sui fatti umani, che da privati divengono comuni all’uomo; l’abbattimento della quarta parete e la capacità di passare con naturalezza da una battuta a riflessioni esistenziali, sono stati altresì cifra distintiva del suo viaggio artistico, ben riproposto.
E gli spettatori (numerosi e plaudenti), con i quali Paladin ha davvero comunicato – non solo in apertura stabilendo le sue “regole” ma nel corso della performance, sempre con originalità – si sono sentiti parte di un tutto, come con il mentore sotteso, di un reale quieto e cordiale, portatore di un punto di vista “altro”, che dalla parola diviene canto, poiché quando il pensiero è in grado di volare alto, le parole trasmutano in melodia.
Essere “non allineati”, allora come oggi, è di certo impegnativo e oneroso, generando rischio di isolamento, ma anche l’impagabile piacere di godere appieno della vita con sana ironia e onestà intellettuale, e provare a innalzarsi, e questo percorso musicale, nel mondo poetico e satirico al contempo gaberiano, è stato di certo d’ausilio.