“Ho imparato a lavarmi i denti“. La frase, detta così,non vi dirà nulla. Provate però a immaginarla pronunciata da un bambino autistico. Ci si sente piccoli piccoli, per aver dato per scontato. Lavarsi i denti, farsi la barba, cucinare, pulire: sono tutte quelle azioni che contribuiscono a fare di un essere umano una persona. Sono così i ragazzi del Centro diurno per autistici di Nizza di Sicilia, 20 persone che ogni giorno, da otto mesi a questa parte, svolgono attività di riabilitazione e socializzazione. Il centro diurno si trova all’interno della Cittadella della Speranza, fiore all’occhiello della riviera jonica. E’ portato avanti da specialisti, neuropsichiatri, psicologi, educatori. Dai volontari, cuore del sociale, dall’amministrazione comunale e poi dalle associazioni che il centro diurno di Nizza lo hanno voluto fortemente: Caritas, Vivere insieme, Carpe Diem, Possiamo Farcela, Angsa. La struttura è sottoposta alla supervisione di una psichiatra e di una neuropsichiatra infantile che vigilano per conto dell’Asp 5.Vale la pena nominarli tutti, è grazie a tutti loro che in quello che era un campo incolto oggi fioriscono sorrisi e consapevolezze. Tra il pubblico ci sono le famiglie che nel centro hanno trovato una seconda casa e la serenità, quella di lasciare i propri figli in mani buone. Ed erano lì, questa mattina, a chiedere che il progetto non finisca, che il centro non chiuda, che non si metta fine alla speranza. Lo hanno chiesto al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e lui la richiesta l’ha accolta e la promessa l’ha fatta: “Questa struttura non chiuderà – ha rassicurato –, questo centro è un modello di buona sanità per la regione siciliana”. A pesare come una spada di Damocle sul centro ci sono le difficoltà economiche, lo ricordano Ulderigo Diana e Pippo Calà, in prima linea nella realizzazione del centro. Dovete permetterci di continuare è il coro unanime che le associazioni rivolgono ai rappresentanti regionali presenti. C’è il delegato dell’assessore alla sanità, Lucia Borsellino, costretta a casa dall’influenza e c’è l’assessore alla famiglia, Ester Bonafede. Proprio da lei arriva la testimonianza più bella. A parlare non è l’istituzione, ma la donna e soprattutto la madre che si lascia andare a una confessione personale: “Ho perso una figlia di 16 anni”. La Bonafede parla tra la commozione sua e quella del pubblico che attento ascolta: “Questa struttura non vi verrà sottratta – dice con la voce che trema -, penso di poter fare molto perché ho gli strumenti e la conoscenza, ma soprattutto ho la volontà di alleviare la sofferenza degli altri. Questi ragazzi – conclude – in questo centro li ho visti amati”. L’amore traspare anche dalle immagini proiettate nelle slide che mostrano le attività dei ragazzi all’interno del centro e dalla voce delle famiglie che non smettono di ringraziare chi si prende cura dei loro figli. L’ultimo a intervenire è monsignor Calogero La Piana che al suo arrivo ha fatto una visita nei locali del centro. “Questa struttura – afferma – è la dimostrazione che l’unione fa la forza”. In Sicilia non ci sono altri centri come quello di Nizza di Sicilia, una realtà importante e di reale sostegno. Quando si tratta di salute e sociale non è mai una questione economica, hanno assicurato gli assessorati. Collaborazione e comunicazione è l’auspicio di tutti gli intervenuti, perché venga garantito il diritto alla dignità, contro più facili intenti di emarginazione. L’appello lo fa anche il sindaco di Nizza, Giuseppe Di Tommaso: “Non ci abbandonate in questa fase difficile della quotidianità, aiutate il nostro paese a continuare a ospitare questa importante struttura”. (Giusy Briguglio)