Sul Papardo il coro è unanime: ennesimo scippo nei confronti della sanità messinese. La questione della bocciatura della Pianta organica dell’ospedale che di fatto equivale al depotenziamento della struttura della zona nord, è al centro di un fuoco di fila di sindacati e politica.
“Siamo di fronte all’ennesimo scippo nei confronti dell’Ospedale Papardo- scrive il deputato regionale Antonio De Luca (M5S)- La struttura era già stata depotenziata durante la scorsa legislatura e ha continuato ad esserlo anche durante l’attuale governo Musumeci. La politica regionale evidentemente ha l’obiettivo di depotenziare sempre di più il nosocomio della zona nord di Messina”.
Nel mirino la bocciatura della pianta organica e la diminuzione dei fondi trasferiti al Papardo per circa 8 milioni di euro che comporteranno il taglio di circa 156 medici e di numerosi servizi sanitari, con il rischio chiusura di alcune unità operative.
“Dobbiamo difendere con le unghie e con i denti il presidio ospedaliero della nostra città, che è parte fondamentale dell’offerta sanitaria di Messina, specialmente della zona nord- prosegue Antonio De Luca– Sarò in prima linea nella battaglia per salvare l’Ospedale Papardo. Ho già inoltrato richiesta di audizione in commissione Sanità del direttore generale del Papardo Mario Paino e dell’Assessorato regionale Mario La Rocca. Sulla vicenda presenterò anche una interrogazione parlamentare”.
In campo anche Uil e Cgil attraverso le rispettive federazioni Uilfpl e Fp Cgil. “Una scellerata determinazione che rapprenta un cinico disegno politico che punta a declassare la prestigiosa Azienda Ospedaliera della città di Messina con grave danno e nocumento per la collettività e per i lavoratori della struttura” dichiarano Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina, Giuseppe Calapai, segretario generale Uil Fpl, Corrado Lamanna, coord.re prov.le Area Medica Uil Fpl, e Livio Andronico, segretario aziendale Uil Fpl.
“Nessuno dimentica- proseguono i sindacalisti– che il Papardo era stato classificato DEA di secondo livello, ma la politica sanitaria lo declassò a DEA di primo livello, mortificando diverse unità operative, quali ad esempio malattie infettive, neurochirurgia, oculistica, chirurgia vascolare e chirurgia plastica che da strutture complesse furono declassate in Strutture Semplici dipartimentali, tutto avvenuto in violazione della legge Balduzzi”.
La provincia di Messina ha avuto riconosciuto un solo DEA di secondo livello, a differenza della città di Catania che ne ha avute classificate ben tre. Uil e Uilfpl rilevano come un simile schiaffo sia anche un mancato riconoscimento rispetto al ruolo in prima linea avuto dal Papardo nella lotta al covid. Il presidio ha garantito piena funzionalità di 8 posti di terapia intensiva, nonché le degenze nei reparti di malattie infettive e di pneumologia Covid sub-intensiva, dove sono stati ospedalizzati anche pazienti provenienti dalle altre province della Regione Sicilia. Contestualmente sono state garantite tutte le altre specialità di area medica e chirurgica di emergenza, senza nessuna riduzione dei posti letto.
Stessa posizione per la Fp Cgil come spiegano il segretario della FP CGIL, Francesco Fucile, il segretario provinciale con delega alla sanità, Antonio Trino e il coordinatore provinciale dei medici, Guglielo Catalioto.«Negli ultimi anni – affermano i dirigenti sindacali -, l’Azienda ospedaliera ha subito una mortificazione immeritata dal governo centrale, con la complicità dell’apatica deputazione regionale Messinese, a vantaggio di altre realtà extra provinciali e del privato convenzionato».
A tal proposito la FP CGIL ricorda un “particolare” non di poco conto e probabilmente non casuale, ovvero la costruzione, da parte del Gruppo Giomi, di una mega struttura adiacente il Papardo: «Tale scelta la dice lunga – evidenziano i sindacalisti – perché, in teoria, nessun imprenditore privato costruirebbe accanto ad un ospedale pubblico. Riteniamo non più tollerabile l’ennesimo scippo ad una azienda che produce salute, che ha dato disponibilità alla impellente richiesta di garantire posti Covid, che è ricca di professionalità di indiscussa caratura, che serve un territorio vastissimo e che ha dimostrato di esserci, malgrado le difficoltà ed i tagli subiti. Se la “bocciatura” assessoriale è legata ad una rivisitazione al ribasso dei numeri, riteniamo impossibile mantenere una struttura come il Papardo a garantire ciò che in atto produce, e questo è inammissibile perché colpisce una provincia già abbastanza falcidiata dalle cure dimagranti di una politica regionale miope».