MESSINA – “Non toglieteci la cultura. Non deve passare il messaggio che l’incivile sia libero di demolire il bene pubblico, a danno di chi si impegna e non è difeso”. Uno striscione con un messaggio chiaro, nelle vie Trapani e Lo Sardo, lì dove le bibliocabine sono state tolte, sintetizza il pensiero di chi non si arrende all’incuria: “Il Comune di Messina oggi ci insegna che la violenza vince sempre. Non toglieteci la cultura perché non sapete gestire l’inciviltà”. In più due hashtag significativi: #laculturafapaura e #lebibliocabineservono.
Marco Pignataro e Daniele Mircuda, due giovani impegnati nell’associazionismo, intorno alle 20 di ieri, hanno esposto il lenzuolo nelle due zone. Uno nei pressi della villetta “Sinopoli”, all’incrocio tra Via Garibaldi e il Torrente Trapani, e un secondo striscione vicino ai portici dell’ex piazza del Popolo. L’obiettivo è invitare l’amministrazione comunale a ripensarci e a riconsiderare il rapporto con la cultura in questa città: “Si aiuti chi vuole portare bellezza e cultura. Con queste decisioni, invece, si rischia di tagliare le gambe a chi lotta per un’altra Messina, rispettosa dei propri spazi e desiderosa di avviare un cambiamento nel segno della cultura”.
Qualche ora dopo hanno inviato alla stampa un documento, firmato il “Gruppo Cartacei”. Un gruppo di messinesi che intende contrastare i gesti vandalici. Il primo passo è la richiesta all’amministrazione comunale di un incontro.
Proprio per manifestare la dimensione collettiva dell’impegno, Marco e Daniele preferiscono non apparire in foto, in modo da valorizzare il senso della loro battaglia e non privilegiare il protagonismo dei singoli.
Spiegano i due giovani, alternandosi e parlando con passione: “Le bibliocabine sono state istituite nel 2015, donate dalla Telecom, con presidente del IV Quartiere Palano Quero. Da lì un’esperienza che abbiamo curato negli anni. Sono trascorsi sette anni. Non sono pochi. E noi continuiamo a immaginare la gente che passa, prende un libro, si ferma e si siede su di una panchina a leggere. Immaginiamo che, per chi voglia leggere e non abbia la possibilità, la bibliocabina possa essere un’oasi nel deserto. Immaginiamo che i libri nascondano un tesoro che si passi di mano in mano, per rendere ricca e libera ogni persona che lo sfoglia”.
Ne rimangono altre, in alcune zone della città, e la logica è che si possa prendere un libro e poi riportarlo. O prenderne uno e, in cambio, lasciarne un altro. Su un punto non transigono Marco e Daniele: “L’amministrazione non può credere che la soluzione sia la rimozione di queste realtà culturali. Così vincono coloro che, spesso senza pensarci, compiono azioni incivili. Vorremmo che le persone fossero responsabilizzate, senza il deterrente delle telecamere. Ma se è necessario metterle, per ripristinare queste strutture, noi siamo a favore. Come nel caso del pianoforte in galleria, non dobbiamo darla vinta a chi attenta alla bellezza”.
Per i due volontari e il “Gruppo Cartacei”, il Comune “deve aumentare le bibliocabine, per contrastare l’eccesso di inciviltà. Ci aspettiamo che il sindaco, l’assessore alla Cultura e l’assessore all’Arredo urbano e Spazi pubblici possano incontrarci per discutere e scegliere dei luoghi dove poter installarne di nuove”.
“Fino ad ora tutto è stato affidato ai singoli cittadini. Tuttavia, prima di questa rimozione, avevamo pensato – tengono a precisare i due giovani – di formare un gruppo e, dal mese di settembre, di occuparci delle bibliocabine, con organizzazione della pulizia settimanale, smistamento dei libri e strutturazione di eventi culturali nei luoghi vicino alle bibliocabine. Pensiamo a mostre d’arte e presentazione di libri, coinvolgendo pure il Muricello (storico mercato, n.d.r..), per tenere i volumi e poi smistarli”.
In generale, per Marco Pignataro e Daniele Mircuda, “le bibliocabine nascono dalla voglia dei cittadini di diffondere rispetto e senso civico, di far respirare cultura e vita ed essere una città civile. Con questa scelta, l’amministrazione comunale rischia di favorire la rassegnazione”.