Uno sguardo sul mondo
La riflessione di Letizia Salvo
In queste ore si sta diffondendo il video di una giovane iraniana che esorta a non dimenticare quanto accaduto pochi giorni fa a Masha Amini, ventiduenne giustiziata dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente il velo.
A 22 anni la vita è tutta in divenire, gli studi, le prime esperienze lavorative, le amicizie, gli amori. Eppure non per tutti e in tutto il mondo è così. Ci sono Paesi in cui è necessario rimanere quieti, in disparte, nascosti, coperti, che se ti scopri un po’ diventi fuorviante, vieni indicata come una peccatrice e potresti anche rischiare la vita… si, la vita. È quello che è accaduto a Masha Amini, un’iraniana di Saqqez (Iran occidentale), che mentre si trovava in vacanza a Teheran è stata arrestata dalla polizia morale perché alcune ciocche di capelli erano fuoriuscite dal velo e questo gesto entra in contrasto con una legge vigente dal 1981 sull’obbligatorietà del velo per tutte le donne residenti e straniere.
Probabilmente sarebbe bastato un semplice monito da parte della polizia iraniana per risolvere la questione, invece la ragazza è stata arrestata e, in compagnia del fratello, condotta in un centro di detenzione per essere istruita con un ‘corso sull’utilizzo dell’Hijab’. Arrivata alla stazione di polizia Masha (nella foto da una locandina della Slc Cgil) è stata picchiata senza pietà, tanto violentemente da cadere in come per tre giorni fino alla morte avvenuta il 16 settembre.
È inutile concentrarsi sulle ragioni, perché non c’è nulla di ragionevole nel togliere la vita a una ragazza, a prescindere dal luogo, dalle religioni, dagli usi e costumi. A Masha è stata tolta la possibilità di vivere per delle regole sociali imposte da un sistema politico estremamente radicale. Molte donne in tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza alle donne iraniane, e hanno reagito all’accaduto diffondendo sul web video nei quali si tagliano una ciocca di capelli o bruciano il velo in segno di solidarietà e di protesta.
In queste ore si sta diffondendo un video di una ragazza di origine iraniana che vive a Parigi, Tina invita tutti a non dimenticare Masha Amini, anche se “non è né la prima, né l’ultima”, raccontando l’impossibilità di comunicare da oltre una settimana con i propri familiari residenti in Iran, esprimendo la preoccupazione e la stanchezza del suo popolo sottomesso dal potere della Repubblica Islamica d’Iran da oltre quarant’anni.
Questo fatto rende incolmabile la distanza culturale tra il nostro Paese e l’Iran, ma allo stesso tempo fa comprendere quanto sia importante perseguire e non regredire sui diritti delle donne conquistati con fatica da chi prima di noi ha sostenuto per decenni aspre battaglie in merito ai diritti sociali che oggi ci sono riconosciuti. Sono passati poco più di dieci giorni dalla morte di Masha Amini e questo nome va ripetuto e non dimenticato, perché farlo significherebbe dimenticare anche tutte le altre donne che vivono in quella realtà soffocante ingiusta e silente. Per questo ancora oggi, Tempostretto si unisce alla voce delle donne iraniane tutte e al loro grido di libertà in ricordo di #MashaAmini.
“Quando a un uomo è negato il diritto di vivere la vita in cui crede, questi non ha altra scelta che diventare un fuorilegge” (Nelson Mandela).
Letizia Salvo