MESSINA – Nulla di nuovo sotto il sole. L’indignazione di 48 sindaci della provincia di Messina per l’esclusione dei loro Comuni dai finanziamenti previsti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) 2021/2027 può davvero suscitare sorpresa? il cuore della protesta risiede nella “distribuzione iniqua” dei fondi: solo il 40% dei Comuni della provincia di Messina riceverà finanziamenti, mentre il restante 60% è stato ignorato. Questo, nonostante i progetti presentati fossero già esecutivi e cantierabili. Anche la Città metropolitana di Messina, unica tra le tre metropoli siciliane, non ha ricevuto alcun finanziamento, in contrasto con quanto avvenuto per Palermo e Catania.
Così ora i 48 primi cittadini, compreso il sindaco metropolitano Federico Basile, esprimono il loro dissenso alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al presidente della Regione siciliana Renato Schifani, che hanno firmato l’accordo. Ci sarà tempo per analizzare i progetti finanziati e quelli esclusi. Ma, sul piano politico, si conferma la marginalità del territorio messinese. La Regione appare lontana, distratta, preda di meccanismi burocatici sui quali la politica non interviene con la necessaria energia.
Tutto questo chiama in causa la nostra deputazione regionale, che spesso appare altrettanto distratta. L’attività dell’Ars emerge quando si votano i classici emendamenti con i quali i parlamentari “curano” i loro elettorati. Ma manca una visione più alta e generale dei problemi che impediscono un funzionamento più efficiente della macchina burocratica e dell’attività parlamentare. Si continua a volare basso. E così, senza generalizzare, mentre i nostri rappresentanti non brillano per capacità d’incidere sul territorio, si scopre ancora una volta quanto siano marginali Messina e la sua provincia.
Ma un’analisi su come cambiare in profondità l’istituzione regionale, la struttura e l’attività parlamentare nessuno la fa. I partiti latitano e i deputati sono impegnati, ma non sono tutti uguali, per carità, a finanziare la sagra del coccodrillo jonico o nebroideo o tirrenico del paesino così tanto amato. Per poi scoprire, ma va, che non “ci calcola nessuno”.