MESSINA – L’aggiornamento sul fronte degli espropri non cambia lo scenario della lotta contro il ponte sullo Stretto. “Uno scenario sempre più nazionale”, evidenziano Mariella Valbruzzi e Daniele Ialacqua, del comitato Noponte Capo Peloro. Una piccolissima parte di espropriandi ha viste mutate le prospettive, perché non risulta più nell’elenco, ma per la stragrande maggioranza non cambia nulla. Nel cuore degli espropri, tra il complesso “Due torri” e il residence Margi, si respira un’aria di fiducia nella possibilità di rafforzare la mobilitazione nazionale contro la grande opera. Il 10 agosto ci sarà un nuovo corteo in centro città ma si punta anche a una futura manifestazione in autunno a Roma.
Intanto, in vista del 5 agosto, quando approderà in aula il disegno di legge sulla sicurezza, fa discutere un emendamento, definito da molti “no ponte”. Su iniziativa della Lega, nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera, è passato infatti l’emendamento che aumenta fino a un terzo le pene se “la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”. Da qui le polemiche e le critiche delle opposizioni.
“Ce lo aspettavamo. In vent’anni i movimenti hanno dovuto fare i conti con un aumento spropositato delle multe per reati come blocco stradale o occupazione. Adesso assistiamo a un aumento delle pene. È evidente che le destre al governo generino politiche repressive più accentuate”, sottolinea al “Fatto quotidiano” l’esponente dello “Spazio No ponte” Gino Sturniolo.
In ogni caso, i comitati sono fiduciosi in un impegno sempre più esteso e trasversale, pacifico e determinato, che investa l’ambito nazionale. Sottolineano Ialacqua e Valbruzzi: “La prima manifestazione no ponte è del 1989. Ma oggi l’approccio è profondamente mutato. Questa partecipazione non è più locale e si è rotto l’isolamento rispetto al passato. Le posizioni della Cgil, e di recente di Pd e Cinquestelle, hanno portato a una nuova consapevolezza sui rischi della grande opera. A questo s’aggiunga, nel territorio, il radicamento dei comitati e il loro coordinamento. Una mobilitazione che investe chi rischia di perdere la propria casa. Ma che ha trovato il sostegno di tante realtà nazionali e locali, compreso l’impegno ufficiale d’insegnanti e docenti universitari. Il vento è decisamente cambiato e i tempi sono maturi per organizzare qualcosa d’importante a Roma”.