“Mentre l’Università di Messina sta vivendo una stagione non propriamente luminosa, il Rettore sotto scacco per la sentenza del Tar getta benzina sul fuoco, e mentre da un lato prospetta sorti magnifiche e progressive purché lo si lasci fare, dall’altro denuncia “il comportamento irriguardoso verso l’interesse pubblico” dello “sparuto gruppo di docenti”, firmatari del ricorso accolto dal Tar” La Cgil e la FLC di Messina intervengono a margine della nota diffusa dal Rettore all’indomani delle sentenza con cui il Tar di Catania ne ha bocciato il provvedimento di proroga: “Test di ammissione 2010 a Medicina nulli, 36 laureati in Scienze Politiche che forse dovranno tornare a dare esami per vedersi riconosciuto il titolo, nullità di delibere adottate dal Consiglio di Amministrazione e dal Senato Accademico a seguito della sentenza del TAR del 29 ottobre, incertezza sulla consistenza del Fondo di Finanziamento Ordinario, inchieste e procedimenti penali in corso senza dimenticare la dura bocciatura per l’università di Messina siglata Almalaurea. Anche sul versante Policlinico poi i problemi continuano a sovrapporsi: dai pagamenti a docenti che non svolgono, come previsto dai Protocolli di intesa, attività assistenziali perché la Commissione mista istituita ancora non ha deciso nulla, alla mancata attuazione di delibere sulla Progressione economica, fino ai noti problemi gestionali. Nonostante queste palesi difficoltà il Rettore, a margine di una sentenza con la quale la magistratura ha bocciato un provvedimento peculiare varato dagli attuali vertici d’Ateneo, ribadisce che tutto va bene e che tutto continuerà ad andare bene purché lo si lasci fare. Così come inopportuno appare, tanto più alla luce della sentenza, l’esplicito attacco e l’accusa di comportamento irriguardoso verso l’interesse pubblico rivolto a quei docenti che ritenendosi lesi nei loro diritti di partecipazione democratica si sono rivolti all’unico organo competente, la magistratura. Uno spirito, quello che informa la nota firmata dal Rettore, che somiglia tanto alla filosofia del “Ghe pensi mi”, a tutti i relativi limiti in termini di rispetto delle parti, della democrazia e delle regole. Non esattamente, come si sente ripetere in questi giorni, quell’atteggiamento di responsabilità e cautela che tanto meglio farebbe all’università, al suo prestigio e al suo funzionamento. Ci chiediamo il perché di tanta acrimonia. Forse il pronunciamento del TAR qualche conseguenza la produce. Altrimenti perché ricorrere?