L’Università di Messina è pronta ad inaugurare una nuova stagione in tema di diritti dei disabili. L’impegno arriva direttamente dal rettore Pietro Navarra, il quale – in occasione della sottoscrizione della “Carta dei Diritti delle persone con sclerosi multipla” (vedi correlato) – ha annunciato una serie di novità che favoriranno l’inclusione delle persone con disabilità, sia studenti che lavoratori.
La prima novità riguarda infatti la modifica del Regolamento d’Ateneo per il reclutamento dei dirigenti del personale tecnico-amministrativo, recentemente “ritoccato” per consentire l’accesso delle categorie cosiddette protette anche alle funzioni dirigenziali e non solo alle mansioni più basse. Un articolo in particolare del regolamento limitava, infatti, l’inserimento delle persone disabili nella sola categoria B, cioè il livello più basso. Una forma di discriminazione bella e buona, alla quale l’attuale amministrazione universitaria ha voluto porre rimedio, modificando l’articolo in questione ed estendendo l’assunzione dei diversamente abili anche alle categorie più alte, sino a quelle dirigenziali.
«Ci sono persone che hanno talento da vendere, a prescindere da eventuali handicap o disabilità fisiche» ha sottolineato Navarra, aggiungendo che l’Università avrà anche l’obbligo di indire concorsi per adempiere a quanto previsto dalla legge 12 marzo 1999 n.68, "Norme per il diritto al lavoro dei disabili".
La legge appena citata, che «ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato», stabilisce che «i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie protette il sette per cento dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti». E’ questo il caso dell’Ateneo peloritano, che attualmente ha alle proprie dipendenze una cinquantina di disabili e, per raggiungere quota 7%, dovrà assumere altre 15 unità di personale.
Il Magnifico Rettore assicura che il percorso è già tracciato: «Abbiamo trovato un accordo con l’Ufficio del lavoro e ad assumeremo 5 persone all’anno nei prossimi tre anni». I costi delle nuove assunzioni andranno ad appesantire la voce personale del bilancio universitario , ma al momento questo è un problema del tutto secondario.
Prioritaria è invece l’esigenza di garantire anche agli studenti disabili una vita universitaria quanto più possibile normale. Fondamentale, per raggiungere tale obiettivo, diventa quindi l’abbattimento delle barriere architettoniche. Iniziando da Palazzo Mariani (ex Poste), dove si trovano l’Ufficio Disabili dell’Ateneo e le Segreterie degli Studenti. Per renderlo accessibile a chi si trova su una sedie a rotelle saranno necessari degli interventi e «l’Università – ha detto Navarra – ha sia un Piano A che un Piano B».
Il piano A prevede l‘attivazione dell’elevatore montato nell’entrata laterale, in via Consolato del Mare, e l’apertura di un varco che dall’Ufficio disabili immetta nel chiostro, dando la possibilità agli studenti disabili di frequentare anche le segreterie, al pari dei loro colleghi. L’Università ha già chiesto l’autorizzazione per procedere ai lavori e se arriverà l’ok a settembre ogni barriera sarà abbattuta, almeno a Palazzo Mariani.
Il piano alternativo dell’amministrazione prevede il montaggio di una servoscala nell’entrata principale, lato Piazza Antonello, che dovrà comunque essere complementare all’attivazione elevatore che conduce all’Ufficio disabili dall’entrata laterale. Anche con questa seconda soluzione l’Università mira a facilitare l’acceso delle persone in carrozzella nei locali che un tempo ospitavano le Poste.
Spalancare ai disabili le porte di Palazzo Mariani sarebbe già un bel segnale, un primo passo a cui farne seguire altri per rendere i locali dell’Università anche a misura di disabile. Come ogni società civile vorrebbe.
Danila La Torre