Il dissesto finanziario del Comune di Messina sembra ormai inevitabile. Il piano di riequilibrio, a cui erano legate le uniche speranze di risanamento senza dover passare dal fallimento dell’ente perde uno dei pilastri fondanti su cui quel documento era stato costruito, vale a dire il contratto di servizio tra Palazzo Zanca e l’Amam , che avrebbe dovuto portare nelle casse comunali ben 15 milioni di euro l’anno, 150 milioni nei prossimi 10 anni. Sul contratto predisposto dal commissario straordinario Luigi Croce e dal suo team di esperti, capeggiati dall’avvocato Nino Dalmazio, pesano come macigni il parere contrario del Collegio dei revisori dei conti e, adesso, il doppio parere contrario del Collegio di difesa di Palazzo Zanca.
Le perplessità giuridiche manifestate nel primo parere sollecitato dal Consiglio comunale sono state infatti ribadite in un secondo parere , richiesto ancora ai legali “interni” dall’organo consiliare, dopo che l’esperto Dalmazio aveva sollevato un dubbio interpretativo sulla normativa che regola i rapporti di concessione delle reti idriche (vedi correlato). Il Collegio di difesa, però, insiste: è illegittimo chiedere un canone annuo per la concessione delle reti e degli impianti idrici. Il contratto di servizio tra Amam e Comune viene così definitivamente affossato e con esso anche il Piano decennale di riequilibrio, attualmente al vaglio della Sottocommissione ministeriale e della Corte dei Conti. La magistratura contabile, peraltro, quel piano lo ha già fatto in mille pezzetti, smontandolo in ogni sua parte e lasciando presagire una bocciatura che, a questo punto, appare ancor più scontata (vedi correlato) .
Aria di rassegnazione c’è anche nelle stanze di Palazzo Zanca, dove si attende solo l’ufficialità del default da Roma e Palermo. Pare che sia pronta anche la delibera sul dissesto finanziario. Intanto, l’iter formale del contratto di servizio proseguirà con il passaggio obbligato in Consiglio comunale, che tornerà a riunirsi lunedì pomeriggio per deliberare atti urgenti e indifferibili. Nessun dubbio sul “no” da parte del Civico Consesso in merito alla delibera sul contratto con l’Amam, che sarà così definitivamente dichiarato “morto”, come morte sono le speranze di poter accedere al Fondo di rotazione istituito dal Governo nazionale, che avrebbe dovuto fare arrivare in riva allo Stretto circa 50 milioni di euro, mettendo in moto anche il prestito promesso dalla Regione. Insomma, tutti i nodi sono venuti al pettine, senza che vi sia la possibilità di sbrogliarli. E, siccome i mali non arrivano mai da soli, c’è un’altra pessima notizia per Palazzo Zanca. Il Ministero si è “ripreso” i 7 milioni di euro della sanzione per lo sforamento del patto di stabilità 2011, i cui effetti sono erano stati sospesi ma sono tornati “in vita” dopo che il Consiglio di Stato ha dichiarato il Tar di Catania, che aveva emesso l’ordinanza di sospensione, incompetente a giudicare in materia. Senza quei 7 milioni di euro in cassa, torna l’emergenza liquidità per il Comune, che mette a rischio il pagamento degli stipendi e l’erogazione dei servizi essenziali. Insomma, le nubi su Palazzo Zanca si fanno nerissime. (Danila La Torre)