Stu Tirone, si riaccende lo scontro tra l’amministrazione Accorinti e il gruppo Cambiamo Messina dal Basso. Nuova frattura tra la base dell'esperienza di governo accorintiana e gli uomini che dentro il palazzo stanno amministrando la città. Stavolta a spaccare i due fronti è la Stu Tirone, una questione che già in passato aveva acceso gli animi e che era stata motivo di contestazione della giunta Accorinti da parte dei suoi sostenitori. Da sempre, al centro del dibattito, la poca chiarezza sulle reali intenzioni dell’esecutivo di Palazzo Zanca sul futuro della società di trasformazione urbana a cui tocca la progettazione della riqualificazione dello storico quartiere Tirone. E da sempre ciò che hanno provato a reclamare gli accorintiani, anche su questo fronte, è stata partecipazione, condivisione di idee e percorsi. Così però evidentemente non è stato. Perché dopo mesi di silenzio lo scorso 31 marzo la giunta Accorinti ha approvato il rinnovo della Convenzione con la Società di Trasformazione Urbana Tironespa, disponendo anche il mantenimento della quota di partecipazione del Comune nella società.
Per CMdB si tratta di un atto che appare improvviso e quasi inconsulto, dal momento che il dibattito politico sulla STU aveva sollevato voci critiche e forti opposizioni da più parti (si erano pronunciati contro alcuni assessori della stessa Giunta, assemblee di cittadini e associazioni, l’ordine degli architetti, ecc.) e si era interrotto con i buoni propositi dell’Amministrazione di voler valutare la sostenibilità dei progetti e l’opportunità di mettere la parola fine a tutta la faccenda sciogliendo la s.p.a. al momento della scadenza naturale della convenzione.
Ed in effetti era quanto stabilito con il piano di raazionalizzazione delle partecipate dello scorso 31 marzo 2015. Un anno fa l’amministrazione aveva deciso che sulla Stu avrebbe avviato un percorso di valutazione e verifica sulla disponibilità delle risorse necessaria per coprire la progettazione prevista dalla società. Evidentemente però questo è stato fatto senza nessuna apertura all’esterno.
“Sin dall’inizio Cambiamo Messina dal Basso ha manifestato la propria contrarietà all’ipotesi progettuale della STU e ha chiesto all’Amministrazione che proseguisse sulla via dello scioglimento di una partecipata a capitale prevalentemente privato, rispondente ad un’idea di sviluppo urbano a forte impatto urbanistico in contrasto con la visione di città contenuta nel programma elettorale. Per questa ragione, dopo le rassicurazioni dei mesi precedenti, la notizia del rinnovo della convenzione fino al 2020 arriva come una doccia fredda. Abbiamo appreso infatti delle valutazioni e delle interlocuzioni condotte negli ultimi sei mesi da parte dell’Amministrazione per bocca dell’assessore De Cola solo qualche giorno fa”.
CMdB prova a non attaccare a muso duro anche se i toni restano fermi: “Pur comprendendo che alla base del recente atto deliberativo possano sussistere delle motivazioni ragionevoli, qual è il rischio di incorrere in gravosi contenziosi o la possibilità di intervenire massicciamente sulla prima ipotesi progettuale, riteniamo tuttavia inspiegabile che su un tema politico tanto spinoso si sia ritenuto di poter agire in modo autoreferenziale, senza coinvolgere nel processo decisionale i cittadini, le istituzioni territoriali, il Movimento stesso, perdendo di fatto un’altra occasione di reale partecipazione dal basso”.
Per il gruppo accorintiano adesso ci dovrebbe essere una sola strada: “Chiediamo all’Amministrazione di compiere un gesto di umiltà: revochi in autotutela la delibera di rinnovo e riapra il confronto pubblico – con la IV Circoscrizione e con la cittadinanza intera – discutendo le motivazioni di questa scelta, le caratteristiche del nuovo progetto, la possibilità di chiudere definitivamente la società. Diversamente, nel caso in cui la delibera non sia revocata e arrivi al giudizio dell’aula, chiediamo alle consigliere Risitano e Fenech di esprimere il loro voto contrario, in coerenza con le idee della lista “Cambiamo Messina dal Basso – Renato Accorinti Sindaco”.