Mentre al Comune tutti attendono il primo esito sul piano decennale di riequilibrio, dal Ministero dell’Interno è invece arrivata una lettera che ha fatto calare il gelo su Palazzo Zanca.
Il Ministero rivuole indietro i 14 milioni di euro anticipati dal Fondo di rotazione nazionale. E li rivuole indietro indipendentemente dall’approvazione o dal diniego da parte della Corte dei Conti del piano di riequilibrio approvato dal Consiglio comunale lo scorso 2 settembre.
Un’altra brutta gatta da pelare per l’amministrazione Accorinti, già in enorme difficoltà sul fronte finanziario. La lettera, protocollata dall’Ufficio di Gabinetto lo scorso 7 novembre e dagli Uffici finanziari l’11 Novembre, è rimasta “nascosta” per giorni, probabilmente per non creare allarme.
Il super dirigente ministeriale Verde in pratica respinge la richiesta avanzata dal Comune lo scorso 27 ottobre di poter mantenere l’anticipazione straordinaria ex articolo 5 decreto legge n.174/2012, in virtù del quale per gli enti che chiedono di accedere alla procedura di riequilibrio finanziario, in presenza di eccezionali motivi d’urgenza, può essere concessa un’anticipazione a valere sul Fondo di rotazione, da riassorbire in sede di predisposizione e attuazione del piano di riequilibrio .
Il Comune di Messina aveva beneficiato nel maggio 2013 (durante l’era commissariale di Croce) dell’anticipazione, «erogata da quest’Ufficio», scrive Verde, il quale ritiene che «ad oggi non sussistono più, ai fini della concessione e del mantenimento dell’anticipazione i presupposti di cui all’art.5 del d.l. 174/2012…». Secondo il Ministero, manca infatti quel carattere di urgenza che aveva dato via libera al trasferimento anticipato delle somme.
La conclusione a cui giunge il Dipartimento per gli Affari interni e territoriali, Direzione centrale della Finanza locale, trova fondamento nella delibera 186 della Corte dei Conti, con cui i magistrati contabili della sezione regionale di controllo, in sede di verifica delle misure correttive, hanno bacchettato il Comune di Messina per l’eccessiva dilatazione dei tempi nell’avviare il percorso di risanamento, anche a causa dei continui interventi normativi che hanno cambiato le “regole del gioco” in corso d’opera, riscrivendo modalità e tempistica per l’adesione alla procedura di riequilibrio (VEDI CORRELATO).
Nella lettera recapitata al Comune, il direttore del Dipartimento ministeriale Verde fa dapprima un excursus delle modifiche legislative che hanno interessato la procedura di riequilibrio e poi riporta anche alcuni stralci della delibera 186 della Corte dei Conti, sottolineando che «ai fin che più interessano non può non condividersi quanto sostenuto dal giudice contabile nella già richiamata pronuncia…»
La Corte dei Conti scrive: «i tempi di avvio del risanamento dell’ente – ma prima ancora quelli certi di definizione di tale strumento di risanamento- sono stati ripetutamente procrastinati… frustrando il fondamentale interesse pubblico a che si acceda tempestivamente alle procedure di risanamento, previo immediato accertamento da parte dell’ente dei presupposti legittimanti sostanziali…, valutando seriamente, senza perniciosi indugi, le alternative rimediali previste dall’ordinamento».
Anche secondo Verde, esattamente come per i magistrati contabili, in questi due anni il Comune di Messina non ha fatto altro che rinviare il risanamento dell’ente, aggrappandosi – disperatamente – a tutti i nuovi appigli normativi, che gli hanno consentito di sostituire il vecchio piano targato Croce con un nuovo piano di riequilibrio, targato Signorino-Le Donne. Il Ministero ne deduce quindi che i continui rinvii fanno cadere il requisito dell’urgenza che sta alla base dell’erogazione dell’anticipazione. La conclusione della lettera firmata da Verde è una vera e propria mazzata: «tutto quanto premesso, quest’ufficio ritiene, dunque, per le motivazioni espresse…, che si possa procedere al recupero dell’anticipazione de qua, a prescindere dal fatto che la suddetta norma preveda unicamente il recupero dell’anticipazione solo in caso di diniego di approvazione del piano da parte della Corte dei Conti».
Secondo i beninformati di Palazzo Zanca, la comunicazione giunta dal Ministero è solo il preludio di ciò che accadrà a breve, con il primo responso sul Piano di Riequilibrio. Secondo rumors sempre più insistenti, per la sottocommissione ministeriale la manovra finanziaria varata dalla giunta Accorinti ed approvata dal Consiglio Comunale avrebbe numerose lacune, difficilmente colmabili.
Se già il Ministero fa resistenza, figuriamoci cosa succederà quando il piano di riequilibrio finirà sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti. Cha da almeno tre anni ormai “rimbrotta” periodicamente il Comune di Messina. Qualora il documento di risanamento venisse bocciato, Palazzo Zanca si vedrebbe costretta a rinunciare alle risorse stanziate nel Fondo di Rotazione (complessivamente circa 74 milioni di euro da restituire in dieci anni ) e dichiarare dissesto. Intanto, dopo la lettera inviata da Roma diventa prioritario capire dove prendere i 14 milioni di euro che il Governo aveva già anticipato e che adesso vuole riprendersi.
Danila La Torre