Quando si parla di lombalgia, più comunemente nota come “mal di schiena”, si fa riferimento a una sintomatologia dolorosa di varia natura, limitata alla regione posteriore della colonna vertebrale nel tratto compreso tra il margine costale e la piega glutea. Questa, dunque, non rappresenta una malattia in sé, ma è un possibile sintomo di diverse patologie aventi in comune la diffusione del dolore nella regione lombare del rachide.
Per comprendere l’importanza che la colonna vertebrale ha sulle attività della vita quotidiana, si pensi che la gran parte dei movimenti del corpo umano ne implicano la partecipazione diretta nei movimenti di flesso-estensione, inclinazione laterale e rotazione, ma anche in modo indiretto stabilizzando e supportando i movimenti degli arti e del capo. Il tratto lombare è quello che sorregge l'intero carico della porzione superiore del corpo, trasmettendolo al bacino quando in posizione seduta, alle gambe in ortostatismo (posizione eretta) e durante la deambulazione. Sul tratto lombare grava anche la maggior parte della dinamica flesso-estensoria. Per tali ragioni è facile comprendere come la sintomatologia dolorosa compaia più frequentemente in tale sede.
Incidenza
Insieme al raffreddore comune, il mal di schiena è una delle ragioni più frequenti di visita al medico di base. La massima incidenza si registra in soggetti tra 40 e 50 anni di entrambi i sessi. Il 50% degli adulti in età lavorativa ne è affetto annualmente almeno una volta, mentre l'80% della popolazione ne è colpito almeno una volta durante la vita. I dolori lombari inoltre costituiscono una delle principali cause di assenza dal lavoro e di richieste di indagini diagnostiche, con rilevantissimi impatti dal punto di vista socioeconomico (per approfondimenti www.salute.gov.it).
Cause e diagnosi
Dal punto di vista clinico, la lombalgia è caratterizzata da dolore spontaneo, contrattura delle masse muscolari paravertebrali e rigidità del tronco. Spesso il dolore si accentua alla pressione locale ed ai tentativi di mobilizzazione del tronco, talvolta associato ad un atteggiamento antalgico obbligato in lieve flessione anteriore o laterale. Cronologicamente il mal di schiena può essere classificato come acuto (il cosiddetto “colpo della strega”), ad insorgenza improvvisa e violenta, o cronico, quando il quadro sintomatico è più lieve e intervallato da variabili periodi di benessere. In quest’ultimo caso, più frequente della forma acuta, la lombalgia può divenire esasperante per il suo protrarsi nel tempo, con grave limitazione lavorativa del soggetto affetto.
Le cause, come accennato, sono varie ma riassumili in quattro macro-aree:
Tuttavia i fattori più frequentemente responsabili sono di natura meccanica, in particolare a carico del disco fibrocartilagineo interposto tra le vertebre con funzione di naturale “ammortizzatore” (assottigliamento, protusione o ernia conclamata), seguite da squilibri statico-dinamici causati dallo spostamento delle linea di carico del rachide (ad esempio sovrappeso, gravidanza, scoliosi, ipotrofismo, ecc.).
Anche l’attività sportiva può predisporre l’atleta al dolore lombare. Gli sport con maggiore incidenza sono tennis, golf, rugby ginnastica artistica, rugby, sollevamento pesi e lotta, sebbene tale disturbo possa riguardare occasionalmente tutti gli sportivi che richiedono particolari sollecitazioni della schiena.
Nella diagnosi il medico porrà molta attenzione all’anamnesi, volta a ricostruire la storia clinica del paziente ed isolare le possibili cause di lombalgia. Si dovranno valutare sia la sede e le caratteristiche del dolore, sia le modalità d'insorgenza. Indagini strumentali, quali radiografia e risonanza magnetica nucleare, trovano indicazione soltanto nei casi di lombalgia più grave o di dubbia natura, nelle recidive e nei pazienti con associata irradiazione del dolore agli arti inferiori (lombosciatalgia e lombocruralgia).
Trattamento
Il trattamento della lombalgia, previa precisa indicazione medica, è puramente sintomatico. Il riposo a letto va riservato alle sole fasi dolorose acute ed è possibilmente da evitarsi nelle forme subacute e croniche. Supporti lombari diurni (corsetti semirigidi o elastici) possono dare sollievo dal dolore, ma è da sconsigliarne l'uso protratto per non incorrere in una dannosa ipotrofia della muscolatura vertebrale.
Nella lombalgia acuta è utile la somministrazione di farmaci per via generale (antinfiammatori e miorilassanti). Nelle lombalgie croniche svolge un ruolo importante la fisiokinesiterapia, che può comprendere terapie fisiche strumentali (tecarterapia, laserterapia, TENS, ultrasuoni, correnti interferenziali, ecc.) e ginnastica vertebrale finalizzata al potenziamento dei muscoli deputati alla stabilità del rachide (sacrospinali, addominali e glutei). In quest’ultima fattispecie, l’obiettivo principale del programma di lavoro è quello di costruire una muscolatura che stabilizzi il rachide, con training dei muscoli addominali e paravertebrali che procurino un “effetto corsetto anatomico” sulla colonna lombare.
Anche l'attività motoria in acqua (idrokinesiterapia, di cui parleremo nel prossimo appuntamento di questa rubrica) procura effetti benefici ampiamente riscontrati in letteratura. Un rilassamento muscolare antalgico può essere ottenuto con il massaggio manuale, esercizi specifici di stretching o mediante bagni caldi in piscina termale, in associazione o meno a fangature.
Nelle lombalgie secondarie a patologie vertebrali ben definite, quali ernia del disco, scoliosi e spondilolistesi, possono rendersi necessari interventi chirurgici ortopedici (erniectomia, correzione e stabilizzazione strumentata delle deformità).
Consigli utili
Come gran parte delle patologie, anche la lombalgia può essere affrontata sul piano preventivo e delle buone abitudini quotidiane.
La prevenzione inizia già in età scolare. A scuola è raccomandabile che l'altezza del banco sia tale da non obbligare il bambino o l'adolescente a sedere con la colonna atteggiata in cifosi (dorso curvo). Zainetti e cartelle vanno portati in modo da evitare pesi eccessivi (massimo un decimo del peso corporeo) e soprattutto con un carico simmetrico.
Nell’attività lavorativa, particolare attenzione si deve porre alla movimentazione dei carichi e al loro sollevamento (che non deve mai avvenire a gambe estese e tronco flesso). In ufficio la postazione di lavoro deve essere adattata all'altezza del soggetto ed alle sue mansioni specifiche. Nella posizione seduta protratta si deve favorire il mantenimento della fisiologica lordosi lombare, magari con il supporto di un cuscino tra cute e schienale, avendo cura di cambiare spesso attivamente la posizione (autocontrollo). Almeno ogni trenta minuti, inoltre, può essere utile alzarsi ed effettuare blandi esercizi di mobilità articolare.
Nei lavori domestici (stirare o lavare i piatti) è utile appoggiare alternativamente un piede su un rialzo per non affaticare la schiena e le gambe.
Più in generale si raccomandata di praticare una regolare attività fisica mediante passeggiate, bicicletta o attività sportiva, al fine di mantenere l'efficienza della muscolatura paravertebrale e ridurre le recidive della lombalgia.
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Diego Buda
Fisioterapista, PhD
Centro Medico Sportivo Riabilitativo
Università degli Studi di Messina
N.d.r.
Le informazioni contenute nella presente rubrica vanno intesi come semplici suggerimenti di comportamento preventivo e non sostituiscono la visita e la prescrizione del medico, al quale si rimanda per ogni approfondimento del caso.