Volevo dedicare la rubrica domenicale ai #diversamentealluvionati, cioè noi siciliani. Perché quando i nubifragi devastano e lasciano morti e feriti, quelle del nord sono vittime, i nostri morti invece, secondo queste tesi, ce li siamo cercati con l’abusivismo e l’illegalità ed ai funerali non viene nessuno del governo.
Poi però nella mia giornata è entrata Cristina ed ha fatto esplodere la vita. Così il “pippone” sull’alluvione lo scrivo un’altra volta.
Io e Antonio Caroè venerdì pomeriggio siamo andati da Cristina Puglisi Rossitto, per realizzare un servizio video su Benefit (che su Tempostretto vedrete nei prossimi giorni).
Siamo entrati in quella che lei chiama con orgoglio “boutique”, destinata a chi non ha i mezzi per fare shopping “tradizionale” con bancomat e moneta sonante, ma può pagare con quelli che io chiamo “i tesori del cuore”.
E io e Antonio infatti dalla “boutique” siamo usciti ricchissimi.
Hanno ragione Cristina e i 10 volontari che 5 volte la settimana aprono le porte di Benefit: “la cosa più bella da indossare è il sorriso”.
Fuori dalla porta c’è una Messina ferita molto più profondamente di quanto le statistiche ufficiali possano indicare. C’è quella povertà invisibile che riguarda tutti noi, anche quelli che pensano che sia un bubbone che non li toccherà mai.
“Io abolirei la parola poveri- ci ha detto Cristina- La povertà è cambiata, oggi è il vecchio ceto medio borghese, siamo noi, sono le famiglie mono reddito, i genitori separati, soprattutto i padri. Può essere un vicino di casa, un parente. Però oggi si mimetizzano perché hanno vergogna perché in una società in cui VALI PER QUANTO PRODUCI SE NON PRODUCI TI SENTI UMILIATO”.
Lei ha abolito non solo il denaro, perché da Benefit si fa shopping senza portafoglio ma con il cuore, ma anche l’umiliazione del dover oltrepassare quella soglia.
Chi entra per donare deve sempre portar via qualcosa, perché “il bene porta il bene”. Chi entra perché non ha, sa che può scegliere, sa che non troverà cose rammendate, bucate, cose gettate lì per carità pelosa. E sa che prima o poi, in qualsiasi modo, potrà a sua volta dare. Anche solo un sorriso.
La povertà oggi è un soffio, basta un debito, un accidenti della vita, una bolletta, i libri di scuola, una malattia. Oggi la povertà è un soffio che passa sotto le porte delle case, dagli infissi delle finestre, anche nei condomini delle periferie, dei rioni a rischio. Ci sono padri separati finiti a mangiare alla mensa dei poveri pur di garantire ai figli una pizza, un gioco, quelle rare volte che il tribunale glieli fa vedere.
E’ una società feroce la nostra, la possiamo salvare solo con il cuore, non con i soldi.
Lei ha tolto l’umiliazione, perché Benefit è un negozio dove tutto è lindo, selezionato, la merce è esposta con grazia, con eleganza, suddivisa in taglie, settori. Non è quel luogo dove lasciare la roba vecchia invece di buttarla.
C’è l’abito lungo che una signora indosserà una sera per uscire col marito, il giubbotto che accompagnerà per tutto l’inverno un bimbo a scuola, le babbucce calde per il pensionato, la cravatta che il cinquantenne disoccupato indosserà con dignità al suo centesimo colloquio di lavoro. Ci sono gli accessori, le collane, le borse, quei vezzi che fanno illuminare gli occhi delle ragazze.
Racconto di Cristina Puglisi Rossitto e dei volontari di Benefit, ma come loro ce ne sono tantissimi a Messina ( a proposito Letizia la prossima sei tu..). Sono angeli in carne ed ossa che hanno inventato una nuova moneta, quella del cuore. O quella preziosissima moneta che si chiama TEMPO. Non sempre inoltre serve lo scambio diretto. Ad esempio c’è il pane sospeso, il farmaco sospeso, il libro sospeso.
Sono angeli che fanno migliaia di piccoli miracoli umani e s’inventano i colori là dove non ci sono, fanno scappare vie le nubi sovvertendo le stagioni.
In passato a Messina c’era la carità pelosa, quella delle signore in pelliccia che si lavavano la coscienza servendo a Natale ai tavoli dei “poverelli” e non li toccavano neanche, pensando fossero contagiosi.
Oggi c’è una Messina che ha capito che l’altro siamo noi. Non ti accorgi quando il soffio della nuova povertà può entrare in casa tua. Magari tuo figlio è costretto ad emigrare per studiare e non sai come pagargli gli studi, l’affitto, il mangiare. Così rinunci a tutto. Perché deve indossare la camicia migliore quando va a fare l’esame. I jeans senza buchi.
Non lo sai oggi quando la povertà bussa alla tua porta. Può essere un male improvviso, un licenziamento, un pignoramento. O semplicemente quell’unico stipendio che una volta bastava per tutti adesso non basta più.
Benefit è nata grazie ai donatori ed alle famiglie beneficiarie. In 20 giorni sono stati raccolti 12 mila e 400 euro. Ognuno dà quel che può. Poi c’è stato il cuore di Enzo Colombo, dell’associazione Aenigma che ha dato il locale gratuitamente, ha lavorato personalmente per sistemarlo e paga anche le utenze.
Quando siamo andati via Cristina ha dato a me e ad Antonio due pezzi della sciarpa più lunga del mondo (la indosso nella foto). Se entri da Benefit deve sempre portar via qualcosa, il bene porta il bene.
Non è una sciarpa qualunque. Sono pezzi della sciarpa di 4 km realizzata in 3 anni da 60 donne, grazie all’associazione “E Berta filava” di Teresa Brancato a Santa Teresa Riva (leggi qui l’articolo). Hanno usato i maglioni gettati via per creare i gomitoli e creare la sciarpa che andrà a scaldare centinaia di persone. In ogni centimetro c’è la “vita” di qualcun altro, di chi ha indossato quel maglione un tempo e di chi ha filato la lana, ha dedicato tempo e impegno a “fare”.
Tutto questo ha forse un prezzo per la società feroce che siamo diventati.
Ma per noi non ha prezzo. Perché, come si dice qui a Benefit:
La cosa più bella che si possa indossare è il sorriso. E non ha prezzo.
Ed il sorriso indossato distingue i pochi giganti in una città di nani.
Rosaria Brancato