Una riforma lunga un mandato elettorale. La riforma delle ex Province in Sicilia passerà sicuramente alla storia, se non alla leggenda, come la più lenta e l’unica a tagliare il traguardo con un ritorno alla casella di partenza.
Ed in effetti quanto venuto fuori dopo 4 anni di dibattiti, scontri in Assemblea, impugnative da parte del governo nazionale, bozze più volte modificate e corrette, era un quadro abbastanza pasticciato. L’Ars ha messo l’ultima parola con una votazione a larghissima maggioranza, 40 favorevoli e 10 contrari per un rinvio delle elezioni fino a fine anno, in modo da poter varare una norma che preveda il ritorno all’elezione diretta dei vertici degli Enti Intermedi.
Nelle scorse settimane la data delle elezioni per i Consigli Metropolitani ed i Presidenti dei Liberi Consorzi, elezioni di secondo livello (quindi affidate ai consiglieri dei Comuni delle Città Metropolitane e dei Consorzi) inizialmente fissate per il 26 febbraio erano slittate al 30 luglio. Doppia la motivazione: da un lato l’esigenza di attendere l’esito delle amministrative di giugno a Palermo Città Metropolitana giacchè se cambia il sindaco del Comune capoluogo si rinnovano anche gli organi della Città Metropolitana, dall’altro l’ipotesi di un ritorno all’elezione a suffragio universale lasciando che siano i cittadini e non i consiglieri a decidere chi andrà a ricoprire il ruolo di Sindaco Metropolitano o di Presidente del Libero Consorzio.
Ipotesi questa che sta registrando il favore di gran parte delle forze politiche anche in seguito all’esito del Referendum del 4 dicembre dal quale è emersa la volontà dei cittadini di delegare meno e “scegliere” di più. L’elezione di secondo livello infatti lascia ai partiti ed ai giochi di corrente, la totale discrezionalità sulla scelta di chi andrà a sedersi nelle poltrone di vertice. Negli anni dei cambi di casacca e delle decisioni prese a tavolino nelle stanze dei bottoni restituire ai cittadini la possibilità di scegliere direttamente non sarebbe una cattiva idea.
L’Ars ha quindi approvato a maggioranza il rinvio delle elezioni ad un periodo entro il 31 dicembre. La data è stata individuata per consentire appunto l’ennesima modifica alla legge. In realtà si tratterebbe di un vero e proprio stravolgimento rispetto alle ultime definizioni ed alla stessa Delrio. C’è infine da annotare che ad ottobre ci saranno le Regionali, pertanto alla fine possiamo dire che la riforma delle ex Province, annunciata da Crocetta nel marzo 2013 all’Arena di Giletti, diventerà “reale” nel dicembre 2017, ovvero 4 anni e mezzo dopo e ampiamente modificata rispetto a quello che il governatore pensava. La riforma quindi, temporalmente parlando “supererà” lo stesso mandato di chi l’ha voluta. Nel frattempo le ex Province sono state commissariate per l’intera durata del mandato, e più che gli sprechi è stata eliminata solo la democrazia diretta. Quanto ai servizi per i cittadini ed alla situazione dei dipendenti le conseguenze sono state disastrose per via dei tagli ai contributi. Le ex Province infatti dopo 4 anni di mancata riforma sono sull’orlo del default.
Rosaria Brancato