È attraccata nel primo pomeriggio sui moli messinesi la celebre Phoenix, la nave del “Moas” il primo progetto di ricerca e soccorso privato ideato dai coniugi Catrambone italo-americani residenti a Malta. A bordo 406 migranti, tra cui tante donne e bambini. LA GALLERY DI SERENA CAPPARELLI
Dopo i primi 5 sbarchi del 2015 e i 17 del 2014 attracca sui moli messinesi la celebre “Phoenix”, la nave dei coniugi Catrambone – italo-americani residenti a Malta – frutto del progetto “privato” di ricerca e soccorso in mare “Maos”. Dalla nave sono sbarcati 406 migranti, che vanno ad unirsi ai quasi 2000 già transitati a Messina in quest’anno. I volontari e i funzionari in attesa sulla banchina schierati come sempre dalla macchina organizzativa prefettizia, con la collaborazione delle forze dell’ordine, dell’Azienda sanitaria e della Croce Rossa, hanno prestato assistenza a tantissimi bambini e ragazzini. Molte anche le donne.
La nazionalità dei migranti è prevalentemente eritrea – oltre 300 provengono dall’Eritrea – con una buona percentuale di siriani e una minoranza di sub sahariani di nazionalità non ancora specificata dal momento che sono ancora in corso le procedure di identificazione. Solo la metà di loro, circa 200 persone, verrà suddivisa nei centri cittadini del PalaNebiolo e dell’ex Caserma Bisconte, l’altra metà sarà trasferita in giornata in altri centri come quelli presenti nella zona di Trapani e a Bari. Ancora incerta, a causa degli accertamenti in corso, la presenza di minori non accompagnati, anche se l’alto numero di adolescenti presenti a prima vista sul molo fa pensare che ci siano. Andrebbero ad aggiungersi, in caso, ai 122 presenti sino al 13 maggio nei locali dell’ex Ipab Scandurra. I migranti sono stati recuperati in mare il 14 maggio scorso, a 30 miglia dalle coste della Libia, da un barcone che conteneva quasi seicento persone, duecento delle quali sono state prima fatte scendere a Lampedusa, con l’aiuto di un mercantile.
La Phoenix è una nave di 40 mq e, come abbiamo detto, fa parte del progetto “Moas”, divenuto celebre in tutto il mondo dal momento che rappresenta il primo progetto di ricerca e soccorso completamente “privato” al mondo. È stata la sensibilità e il grande senso di responsabilità di una coppia a dare vita all’intera operazione nel 2013. I coniugi Catambrone – calabrese lei, statunitense lui, hanno deciso di mettere a disposizione una nave per salvare i migranti che ogni giorno affrontano la terribile sfida della traversata del Mediterraneo su imbarcazioni fatiscenti e in condizioni disumane, finanziando con i propri soldi l’intero progetto. A questo progetto lavorano operatori di diverse nazionalità, tra equipaggio, mediatori ed equipe medica e la nave svolge le sue attività di ricerca con l’ausilio di tecnologie avanzate ed anche tramite l’utilizzo di due droni.
A fare scattare una risoluzione tanto in Regina e Christopher Catambrone è stata la strage del 3 Ottobre 2013 all’isola dei Conigli di Lampedusa, nella quale perirono in un solo colpo 400 persone e che allora fu considerata la più grave dopo la seconda guerra mondiale – purtroppo scavalcata da ben due mega tragedie nell’anno che è seguito. I coniugi hanno sempre dichiarato che la decisione di mettere a disposizione una nave attrezzata per la ricerca e il soccorso in mare nasce proprio dal bisogno di reagire allo shock del 3 Ottobre, mettendo in pratica le esortazioni di Papa Franscesco, al quale soprattutto la signora Regina è molto affezionata. Nasce così il progetto Maos che ha riportato risultati inaspettati: l’estate scorsa, infatti, in soli due mesi, la nave ha salvato ed assistito 3,000 persone.
Oltre ai risultati un merito del progetto è anche quello di essere fuori dalla ormai abusata retorica che si innesta ogni giorni – tessuta dai media e dalla retorica della politica istituzionale – sui temi dell’immigrazione e delle stragi. A tutto questo, infatti, i coniugi Catambrone hanno sempre risposto con la semplicità più concreta ed essenziale “C’è gente che rischia la vita – oltre 20,000 persone sono annegate nel Mediterraneo in questi anni – noi andiamo a prenderla”.
Eleonora Corace
LA GALLERY DI SERENA CAPPARELLI
Italo-americani e residenti a Malta.
Perchè li scaricano in Italia?
Nessuna fa niente per niente……
George
Italo-americani e residenti a Malta.
Perchè li scaricano in Italia?
Nessuna fa niente per niente……
George
Bella st’idea… mi piace! complimenti… ma una piccola osservazione..visto che volete fare questa opera di volontariato e voi state a Malta perchè non ve li portate li o combattete con le autorità locali che vi prendono a xxxxxxxxxxx prima a voi e poi a loro??
Bella st’idea… mi piace! complimenti… ma una piccola osservazione..visto che volete fare questa opera di volontariato e voi state a Malta perchè non ve li portate li o combattete con le autorità locali che vi prendono a xxxxxxxxxxx prima a voi e poi a loro??