Nel 2002 l’Atm contava su un parco macchine di 230 mezzi, mentre oggi sono solo 95 di cui circa 50 guasti. Quelli funzionanti sono vecchi, l’80% ha più di dieci anni, ce ne sono sette che hanno sulle spalle ben 27 anni di carriera. Lo scrivevano appena due mesi fa i revisori dei conti dell’Atm in un pesantissimo documento con cui l’organo contabile bocciava, senza se e senza ma, il bilancio 2012 e in generale la gestione dell’azienda trasporti. Numeri che fotografano la drammatica situazione del parco mezzi di via La Farina, numeri a cui i cittadini messinesi si sono tristemente dovuti abituare. Da mesi si parla di dare nuova linfa al parco macchine Atm, primo e fondamentale passo per ricominciare a programmare un servizio di trasporto pubblico locale degno di essere definito tale. L’assessore alla Mobilità Gaetano Cacciola fin dall’inizio aveva messo in cima alla lista delle priorità la necessità di acquistare nuovi mezzi per ricominciare a macinare quei chilometri che significano contributi dalla Regione e servizio per i cittadini. Ed in effetti già da qualche mese era nell’aria la trattativa per portare in riva allo Stretto bus ovviamente usati ma utili all’azienda messinese. Inizialmente dovevano essere trenta. Poi circa venti. Il commissario dell’Atm Domenico Manna era anche riuscito a mettere da parte un tesoretto di circa 400 mila euro per riuscire a comprare i mezzi. Sembrava che l’affare dovesse andare in porto da un momento all’altro. E invece, ancora una volta, il traguardo non è stato tagliato.
L’Atm messinese era riuscita a intavolare un trattativa con l’Atm di Milano che avrebbe portato in città 8 bus usati ad un prezzo che lo stesso commissario Manna aveva ritenuto “particolarmente conveniente”. Ad intercettare l’affare era stato il Direttore dell’Esercizio gommato Salvatore Orlando che lo scorso mese di febbraio era stato incaricato dal commissario e dal direttore generale facente funzioni di svolgere una ricerca di mercato per individuare bus usati. Orlando, insieme al responsabile dell’Officina e ad un team di meccanici, aveva anche effettuato dei sopralluoghi nelle aziende di trasporto di Milano, Como, Terni e in Svizzera, per toccare con mano le possibilità a portata di mano (e di portafoglio). Alla fine l’affare più conveniente si era rivelato quello con l’Atm di Milano, pronta a vendere 8 suoi mezzi alla sorella messinese. L’azienda trasporti lombarda però aveva posto una precisa condizione: l’Atm avrebbe dovuto chiudere l’accordo entro il 31 marzo. Dopo di che gli autobus sarebbero stati messi all’asta. Così Manna nominò Orlando responsabile dell’acquisto dei bus con un provvedimento siglato lo scorso 28 marzo e, forse per il poco tempo a disposizione, forse per la cronica mancanza di gestione, alla fine non si è fatto nulla. L’azienda milanese attendeva solo di chiudere la trattativa, quella messinese avrebbe dovuto avere tutte le intenzioni a fare il prima possibile. Invece nulla e così adesso quei mezzi sono stati messi all’asta. L’ennesima occasione sfumata per un’azienda che avrebbe potuto iniziare così quel nuovo percorso tanto auspicato ma a quanto pare difficilissimo da avviare.
L’Atm di Messina parteciperà comunque all’asta, il rischio però adesso è che il prezzo lieviti sensibilmente, quando invece sarebbe bastato accelerare i tempi. Nella delibera con cui il commissario Manna nominava Orlando responsabile del procedimento di acquisto si sottolineava l’urgenza di acquistare i mezzi, sia per la vetustà del parco macchine attualmente in forza all’Atm, sia per il fatto che i mezzi ad oggi circolanti non sono sufficienti a garantire un livello di servizio adeguato alle esigenze dei cittadini. Nonostante la buona volontà però è saltato tutto. E adesso non si può far altro che rimboccarsi le maniche ancora una volta.
Di questa vicenda si era parlato anche ieri durante la conferenza stampa del consigliere comunale Daniele Zuccarello, impegnato nella realizzazione di un progetto di start up per una ipotetica e futura nuova Atm. L’ex revisore dei conti Giuseppe Frisone ha di parlato di questa vicenda proprio come esempio e testimonianza del corto circuito ormai costante che caratterizza la vita di un’azienda che fatica a ritrovare la sua strada. Perché c’è una certezza: senza nuovi mezzi da mettere in strada difficilmente le cose cambieranno. Nel frattempo però un’occasione è svanita nel nulla.
Francesca Stornante