Il Tribunale dà ragione agli orchestrali. Teatro condannato a pagare oltre 200 mila euro

In attesa di una stabilizzazione diventata, nonostante la normativa, una chimera, la giustizia per gli orchestrali arriva prima.

Già, perché la vicenda dei professori d’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele si dipana su più piani: quello legislativo, con la norma approvata dell’Ars 11 anni fa e mai applicata, quello concreto delle battaglie per la stagionalizzazione ed infine quello in tribunale, che il 4 maggio ha portato a quota 10 sentenze a favore degli orchestrali.

Con le 5 sentenze rese note ieri, relativamente alle cause di Castagna, Mastrosimone, Zanetti, Paratore, Ruginyte, sono quindi dieci gli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, difesi dall’avvocato Loredana Zappalà, professore associato di diritto del lavoro dell’Università di Catania, che hanno ottenuto una sentenza di condanna dell’Ente al pagamento di sei mensilità di retribuzione, oltre interessi e rivalutazioni per aver illegittimamente utilizzato i lavoratori medesimi per un periodo di oltre 36 mesi.

“In realtà, i citati lavoratori- spiega l’avvocato Zappalà- come ha riconosciuto il Tribunale di Messina , hanno lavorato per il Teatro tramite successivi rapporti di lavoro precari per oltre 14 anni, di fatto soddisfacendo un fabbisogno permanente e durevole dell’Ente, così violando la normativa nazionale e comunitaria in materia che vieta “l’abuso” del contratto a termine per sopperire a esigenze stabili e fisiologiche del datore di lavoro”.

La sentenza di fatto mette nero su bianco una realtà che è alla base delle proteste portate avanti dagli orchestrali per la stabilizzazione che viene di volta in volta ventilata ma mai concretizzata e che purtroppo è stata spesso utilizzata come slogan in campagne elettorali, per poi essere rimessa nel cassetto a urne chiuse e ad elezione avvenuta. L’Ente Teatro non ha in organico personale artistico e men che mai i professori d’orchestra.

“Ciò appare tanto più grave- continua la Zappalà- in quanto, già dal 2005, il legislatore siciliano aveva destinato una quota rilevante del contributo erogato in favore dell’Ente alla “stabilizzazione” dell’orchestra. Nulla di tutto questo è stato fatto e si è continuato, invece, a utilizzare illegittimamente gli orchestrali tramite contratti a termine illegittimi. A fronte di un tale utilizzo “abusivo” il Teatro dovrà, pertanto, risarcire i lavoratori per il danno subito. Danno che, al momento, in virtù delle già ottenute dieci sentenze, ammonta a circa 200mila euro. Occorrerà vedere adesso se il Teatro intenderà, in maniera responsabile, procedere al pagamento del dovuto oppure proverà a opporsi all’esecuzione delle sentenze medesime, facendo ulteriormente lievitare i costi del processo esecutivo, con evidente ulteriore inutile dispendio di risorse finanziarie”.

Cosa faranno adesso i vertici dell’Ente? Il totale è di 200 mila euro, cifra che rischia di lievitare in caso di opposizione alla sentenza. Va da sé che 10 sentenze in momenti diversi e tutte con lo stesso esito fanno supporre che un’opposizione avrebbe come unico risultato la lievitazione ulteriore delle cifre da pagare. La decisione del Tribunale di Messina però dovrebbe far riflettere i vertici del Teatro sulla fondatezza delle battaglie degli orchestrali per vedersi riconosciuto un diritto che anche lo stesso legislatore siciliano ha conferito nel 2005.

Certo alla luce della situazione delle casse dell’Ente è lecito chiedersi come si farà fronte a queste sentenze, ma anche queste sono voci che dovrebbero rientrare in un bilancio ancorato alla realtà.

Rosaria Brancato