Quando, il 7 agosto 2014 la Deloitte & Touche accettò l’incarico per la revisione del bilancio del Papardo-Piemonte, con un affidamento diretto da oltre 18 mila euro, in un certo senso “mise le mani avanti” chiarendo quali sarebbero potuti essere i problemi che avrebbero reso necessari eventuali incarichi successivi, come nei fatti poi è accaduto, il 17 dicembre con un secondo affidamento diretto da quasi 40 mila euro indispensabile per completare il lavoro (vedi articolo allegato).
“Nell’eventualità- si legge infatti nella proposta della società leader nel settore a livello internazionale, allegata alla delibera 103 del 7 agosto- ad oggi non prevedibile che si dovessero presentare circostanze tali da impedire il completamento delle attività oggetto della presente, sarà nostra cura comunicarvelo con la massima tempestività al fine di darvi modo di valutare la possibilità di identificare opportuni approcci alternativi. Peraltro, se durante il corso del nostro lavoro dovessero venire alla nostra attenzione aspetti che richiedessero lo svolgimento di ulteriori procedure o l’estensione delle procedure richieste,affronteremo con voi la questione tempestivamente al fine di concordare eventuale lavoro da svolgere”.
Sin da agosto quindi,al momento dell’assunzione dell’incarico la Deloitte & Touche premette quali potrebbero essere gli impedimenti tali da rendere necessari nuovi incarichi e non imputabili alla responsabilità della società. Spetta infatti all’azienda, come si legge nella delibera, mettere la società nelle condizioni di effettuare il lavoro: “E’ responsabilità del Dg renderci disponibili tutti i dati, le informazioni e l’assistenza necessaria” e sempre il Dg dovrà firmare una lettera di attestazione su completezza e accuratezza delle informazioni fornite alla società.
Nella delibera 103 vengono indicate inoltre le attività di revisione richieste sulle seguenti aree: “Immobilizzazioni materiali, rimanenze di magazzino, cassa e banche (tesoreria), ciclo passivo, verifica passività non registrate dal 1 gennaio 2014 al 30 settembre, fondi rischi ed oneri”.
Quanto ai tempi, qualora appunto tutte le condizioni fossero rispettate, la relazione finale della Deloitte & Touche sul bilancio 2013 sarebbe dovuta arrivare entro il 10 ottobre 2014, ed infatti la società prevede di iniziare l’intervento il 15 settembre per presentare la relazione finale in poco meno di un mese: “La scadenza prefissata potrà da noi essere rispettata a condizione che ci venga prontamente fornita dalla Società la documentazione richiesta, garantito l’accesso alle scritture contabili e alla relativa documentazione di supporto ed il personale fornisca il necessario supporto e collaborazione”.
Ne consegue che se si è reso necessario un secondo affidamento diretto pari ad un importo doppio rispetto al precedente l’impedimento emerso è legato alla mancata o carente consegna della documentazione richiesta da parte del Papardo. Va da sé che, sempre in base alla prima delibera, quella di agosto, la somma di 18 mila euro indicata era ritenuta sufficiente a coprire le attività di revisione, pochi mesi dopo e per il solo completamento delle attività ne viene stanziata una somma pari addirittura al doppio. Con il trascorrere di appena una stagione, dall’estate all’inverno, la cifra necessaria alla revisione del bilancio 2013 è lievitata dai 18 mila e 300 euro fino ai 39. 760 euro, arrivando ad un totale di oltre 58 mila euro. Lievitazione dovuta al fatto che “è emerso- si legge nel secondo affidamento diretto- che sono state riscontrate limitazioni dovute al fatto che non è stato possibile ottenere la documentazione di supporto necessaria alla verifica del valore netto contabile iscritto in bilancio e vista la necessità di continuare a fruire della collaborazione con la società che permetta di valutare l’esistenza fisica e la corretta contabilizzazione delle immobilizzazioni materiali e immateriali iscritte nel bilancio chiuso al 31.12.2013 e nelle registrazioni contabili al 31.10.2014”.
Non sappiamo che tipo di ostacoli siano emersi, sappiamo che la Deloitte lo aveva chiarito sin dall’inizio quale documentazione sarebbe servita. Certo è che due affidamenti diretti a distanza di pochi mesi e che sommati superano il tetto massimo dei 40 mila euro consentito per gli affidamenti diretti negli Enti pubblici (oltre quella soglia è infatti prevista la gara d’appalto) suscitano qualche perplessità. Anche preso singolarmente, il secondo affidamento diretto, quello da 39.760 euro sfiora la soglia dei 40 mila oltre la quale la normativa impone una gara d’appalto per l’assegnazione del servizio. Se poi si affiancano i due provvedimenti, quello d’agosto e quello di dicembre si vede chiaramente come da un lato spettasse all’azienda fornire il massimo supporto, dall’altro la società aveva sottolineato quali potessero essere i presupposti di un nuovo incarico, fatto che si è poi puntualmente verificato. Ma, come si dice in siciliano “l’aggiunta è più del rotolo” e l’intoppo sta costando all’azienda una bella cifra,circa 58 mila euro rispetto ai 18 mila inizialmente previsti. A questo punto l’auspicio è che non sorgano nuovi impedimenti tali da rendere necessario un terzo affidamento in primavera….dopo quelli dell’estate e dell’inverno.
Rosaria Brancato