MESSINA – Resta in carcere Feres Bayar, il diciottenne accusato dell’omicidio di Massimo Canfora, ucciso il 18 agosto scorso nella sua abitazione al centro di Letojanni. Il ragazzo è andato al secondo confronto col giudice ed ha ribadito la sua versione dei fatti, negando di aver sferrato le coltellate mortali al 56enne e accusando un suo amico e vicino di casa di Canfora. Il vicino di casa tunisino, dal canto suo, non è al momento indagato, era nell’appartamento di Canfora quando sono arrivati gli investigatori, i vicini hanno raccontato di averlo sentito chiamare la vittima, mentre il diciottenne fuggiva fuori dallo stabile, come volesse soccorrerlo.
Per gli inquirenti, quindi, contro di lui non ci sono indizi, che portano invece tutti contro il cameriere oggi in carcere. Bayar continua a ribadire di essere entrato nell’appartamento dell’operaio della Loveral solo dopo l’amico, e di aver assistito alla straziante scena che lo ha terrorizzato, convincendolo a scappare: il cadavere a terra, il sangue ovunque.
Ma gli investigatori non gli credono: contro di lui ci sono le macchie di sangue sui suoi vestiti, quelle che gli macchiavano le mani quando è stato rintracciato dai Carabinieri, i quattro testimoni che hanno raccontato di averlo visto fuggire, spaventato, dal palazzo dove abita la vittima appunto.
Dopo il fermo per omicidio aggravato, quindi, scatta ora il provvedimento cautelare, firmato dal giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro, che oggi lo ha incontrato per l’interrogatorio di garanzia confermando che per il momento il diciottenne resterà in carcere. I suoi legali, gli avvocati Giovambattista Freni e Giuseppe Marino, si preparano ora a chiedere la scarcerazione al Tribunale del Riesame.
Intanto mercoledì la dottoressa Daniela Sapienza effettuerà l’autopsia sul corpo di Canfora. Il PM Alessandro Liprino, titolare del caso, si aspetta da lei un dossier completo che confermi quello che lei ha visto durante il sopralluogo di quella mattina, in casa di Canfora, o ulteriori dettagli che emergeranno dall’esame medico legale in grado di fornire altri spunti investigativi. All’esame prenderà parte anche il dottor Giovanni Crisafulli, nominato dai difensori di Bayar.
A lavoro anche i Ris di Messina, che a casa della vittima hanno trovato molte tracce: il coltello da cucina a lama lunga che giaceva intorno al cadavere, gli schizzi di sangue, altri elementi trovati tra la cucina e la camera da letto. In particolare il coltello è stato repertato ed ora è sotto esame per capire se ci sono tracce della mano che lo ha afferrato.
Proprio dai rilievi sulla “scena del crimine” e dalla raccolta delle prime testimonianze comincia ad emergere lo sfondo del delitto, uno sfondo che sembra fare intuire una “notte brava”, forse a base di sesso e droghe, che ha avuto un epilogo mortale. Soltanto una ipotesi al momento ovviamente, che emerge dagli atti giudiziari e che ora sarà approfondita dal magistrato che coordina gli accertamenti.