Il Gup Giovanni De Marco ha rinviato a giudizio tre persone coinvolte nella spedizione punitiva nella quale il 10 febbraio scorso a Spadafora fu ucciso con un colpo di pistola il 36enne di Minissale, Domenico Santapaola. Dovranno comparire il prossimo 16 ottobre davanti ai giudici della Seconda sezione del Tribunale Rosario Verdura, 33 anni, Antonino Cardia, 31 anni e Lorenzo Di Blasi, 21 anni.
La vittima designata era Francesco Giorgianni, ex guardia giurata, che quella sera intorno alle 20.30 insieme al fratello Davide stava raggiungendo l’auto parcheggiata in via Acquavena, una stradina vicina alla via Nazionale. Dall’oscurità spuntarono alcune persone che raggiunsero i due fratelli. Iniziarono a sparare, ma Giorgianni rispose al fuoco ferendo mortalmente uno degli aggressori. Domenico Santapaola 36 anni, di Minissale, morì sul colpo mentre gli altri tre componenti del gruppo di fuoco erano riusciti a fuggire. Subito erano scattate le indagini dei Carabinieri che già dopo poche ore avevano messo al loro posto i primi tasselli della vicenda. Per Francesco Giorgianni non era scattato alcun provvedimento restrittivo. Nei suoi confronti la Procura ha infatti ipotizzato la legittima difesa.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, la sera del 10 febbraio, proprio Antonino Cardia avrebbe portato il gruppo di fuoco con la propria auto in via Acquavena a Spadafora e qui Rosario Verdura e Domenico Santapaola, sarebbero scesi dall’auto e diretti verso Francesco Giorgianni e il fratello Davide, esplodendo alcuni colpi di arma da fuoco. Ma la reazione di Francesco Giorgianni, che aveva con se la pistola in dotazione, ha colto alla sprovvista i componenti del commando e la risposta agli spari della guardia giurati ha provocato la morte di Santapaola. Secondale indagini dei RIS, che isolarono alcuni reperti biologici, quella sera sull’auto si trovava anche Lorenzo Di Blasi.
Anche grazie all’ausilio tecnico delle indagini del Ris, gli investigatori ritengono che l’agguato organizzato nei confronti dei fratelli Giorgianni abbia a che fare con l’incidente stradale verificatosi nell’agosto 2011, nel quale persero la vita una donna ed il suo bambino: Giovanna De Salvo e il piccolo Andrea, moglie e figlio di Fortunato D’Arrigo, cugino di Rosario Verdura. Quest’ultimo avrebbe addebitato alla guida imprudente di Davide Giorgianni, la causa dell’incidente mortale lungo il viadotto della A20. Verdura dopo aver minacciato anche picchiato in alcuni episodi i fratelli Giorgianni, che hanno denunciato puntualmente quanto accaduto, avrebbe deciso di “regolare i conti”. Avrebbe chiesto il supporto di altri soggetti e la sera del 10 febbraio avrebbero dovuto chiudere la questione