“Dopo le dimissioni voglio fare l’agricoltore, mi piacerebbe coltivare marijuana. Non ho mai fumato uno spinello. E’ illegale? Pazienza”. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo intervistato da Radio24 vede il suo futuro con la zappa in una mano e una canna nell’altra. Lombardo ha poi spiegato che si era adeguato al tono ironico della trasmissione.
Alla luce di alcuni provvedimenti del governatore e delle sue innumerevoli giunte potrebbe sorgere il sospetto che magari lo spinello non l’avranno mai fumato, ma qualcosa di strano avranno respirato nell’aria, se non erba almeno rosmarino, visti gli effetti.
Cosa si siano fumati mentre trasformavano la Regione in uno stipendificio non è dato saperlo. Il solo Lombardo, da fine aprile, quando ha annunciato le dimissioni, in due mesi ha nominato 101 consulenti, la media di due al giorno. Il 101esimo è finito su tutti i giornali: Eugenio Trafficante, commercialista di Burgio (Agrigento), nominato presidente del Collegio dei revisori della società Sicilia e servizi martedì scorso, non ha potuto insediarsi, perché era in carcere.
Nella fregola pre-elettorale può capitare qualche svista. Ci ha visto bene invece l’Unione europea che ha bloccato 600 milioni di fondi destinati alla Sicilia, che ha avuto in sei anni un quinto di tutte le regioni del Nord, oltre 16 miliardi di euro, ma su 2.177 progetti nel 2011 ne ha finiti solo 186.
Eppure non è che manchino gli uomini alla Regione per portare avanti questi progetti: abbiamo 28 mila dipendenti. Il solo ufficio di presidenza vanta 192 dirigenti e 1.385 impiegati, quanto l’ufficio di Gabinetto del Primo ministro inglese David Cameron: 198 dirigenti e 1.337 dipendenti.
Nonostante ciò sono talmente tanto oberati di lavoro che non possono scollarsi dalla sedia: è per questo che è stato bandito il concorso per 30 “camminatori”, incaricati di portare (a piedi) i fogli da un ufficio ad un altro.
Mentre Lombardo sforna consulenti Ricevuto a Messina sforna assessori, li fa arrivare a 15 (più di Milano e Roma) e gli riduce le indennità, ma quest’improvvisa impellenza suscita il legittimo dubbio che forse in 4 anni non sia rimasto soddisfatto di quelli che aveva. Neanche noi.
Questa è l’immagine della Sicilia oggi mentre altrove si taglia.
In questi giorni grazie al tam tam di facebook i messinesi hanno scoperto che anche da noi si può firmare per il referendum che porterebbe alla riduzione degli “Onorevoli stipendi”.
Le modalità di questa raccolta sono molto “fai da te” . All’inizio è stata una signora a contattare via facebook il “Comitato del sole” di Ragusa che si sta spendendo per la campagna ed è riuscita a prendere i primi moduli e portarli al Comune, all’ufficio elettorale. E’ una normalissima cittadina, non ha partiti né movimenti alle spalle, ha fatto quel che le sembrava suo dovere.
Il resto lo ha fatto Internet, perché della presenza di quei moduli a Palazzo Zanca, non si è saputo nulla. I moduli però stanno finendo così i cittadini si stanno organizzando soli per reperirne altri. Il presidente del Consiglio comunale Previti ha dato la sua disponibilità per far sì che vengano distribuiti nei quartieri. Nel frattempo il consigliere di circoscrizione Santi Interdonato è andato a Catania per prenderne altri 30. Un referendum fai da te.
Nessuno s’illude su due cose: sui tempi (saranno lunghi perché è un’iniziativa popolare) né sull’efficacia, visto come gran parte dei referendum sono stati disattesi e la volontà popolare raggirata.
C’è chi obietta che per i motivi di cui sopra è un referendum inutile e costoso. Non la penso così. La nostra firma vale sempre qualcosa, perché è l’unica cosa che possiamo fare di fronte ad una casta asserragliata. A chi dice che sono soldi sprecati perché poi non sarebbe applicato, rispondo che sono sprecati i 3 milioni e mezzo di euro finiti nelle tasche dei consulenti siciliani.
Sarebbe molto più semplice che i tagli se li facessero da soli o che noi smettessimo di votarli ma se non facciamo nulla per fargli capire che siamo indignati ci prenderanno per stanchezza.
Non importa se si farà nel 2014, o se, dopo la casta si rialzerà le indennità (come accaduto in Sardegna), importa non essere complici.
Perché il silenzio è complicità. La mia firma invece ha una voce.
Le istituzioni siciliane sono state trasformate in distributori automatici di prebende e poltrone. Non dobbiamo farci complici né col silenzio né con la rassegnazione perché continueranno a credere che ci va bene così. Invece no, non mi va bene neanche se assumono mio cugino come camminatore, perché è grazie a questo sistema drogato che gli stipendi della casta resteranno per sempre 50 volte quelli dei nostri precari. Per ogni camminatore assunto c’è un deputato strapagato dietro.
Rosaria Brancato