CATANZARO – “Una pubblica amministrazione asservita all’organizzazione ‘ndranghetistica con rapporti diretti con la politica regionale”. Sono le parole del procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante la conferenza stampa, sulle 41 misure cautelari e gli avvisi di garanzia, almeno 10, eseguiti questa mattina in Calabria dal Ros dei carabinieri nei confonti di politici, amministratori pubblici, ed appartenenti a cosche di ndrangheta. Le accuse variano, dall’associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.
Tra gli indagati (in tutto 123) ci sono l’ex governatore calabrese Gerardo Mario Oliverio e l’ex assessore Nicola Adamo (nella foto a destra) e l’ex europarlamentare del Pd Massimo Paolucci (nella foto in basso a sinistra).
Arresti domiciliari per Enzo Sculco, ex consigliere regionale e Giancarlo Devona, già capo gabinetto di Mario Oliverio e per un periodo capo struttura di Ernesto Alecci. Due dirigenti della Regione Calabria Calabria indagati, si tratta di Mimmo Pallaria (ex sindaco di Curinga, attualmente consigliere comunale e direttore generale del dipartimento Forestazione della Regione) ed Orsola Reillo. Sotto indagine anche Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto, l’ex consigliera regionale Flora Sculco e Raffaele Vrenna, ex presidente del Crotone calcio. “Gli elementi per cui oggi siamo qui – ha spiegato ancora Gratteri – e abbiamo eseguito 41 misure cautelari e almeno 10 avvisi di garanzia, comprendono i rapporti con la pubblica amministrazione e la politica regionale che aveva un ruolo attivo, apicale, dominante”. L’epicentro dell’indagine – spiega il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri – è la provincia di Crotone con il locale di ‘ndrangheta dei papaniciari che ha rapporti sistematici con la pubblica amministrazione che partono dal 2014 fino al 2020.
“La cosca di Papanice, investiva i capitali accumulati illecitamente anche in attività lecite, dal commercio di bestiame ad attività immobiliari, – è stato spiegato sempre nel corso della conferenza stampa – anche fuori regione, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Alcuni imprenditori di riferimento svolgevano attività anche in Germania. Un’organizzazione capace di eseguire anche operazioni bancarie con la collaborazione di hacker tedeschi. La parte politico-amministrativa, invece in cambio di voti per assicurarsi le elezione sia a livello regionale, provinciale che comunale ed incarichi dirigenziali, “tutelava” gli interessi dell’organizzazione criminale.