La Nigeria è il settimo Stato più popolato al mondo, il primo africano, con quasi 200 milioni di abitanti. Il 49 % di loro è di religione cristiana, altrettanti sono islamici, mentre il 2 % segue ancora le tradizionali religioni animiste. Una percentuale che sembra irrilevante ma che, in un paese così grande, corrisponde invece a circa 4 milioni di persone.
Amuleti e incantesimi, stregoneria, oggetti formati spesso da ossa animali e ritenuti dotati di poteri magici. E’ soprattutto tra gli Yoruba, nel sud ovest, che si seguono riti animisti come il “Juju”, quello che ha portato a Messina, tra il 2015 e il 2017, una quindicina di ragazze nigeriane, con la prospettiva di un lavoro e un futuro migliore, avviate invece alla prostituzione.
E’ emerso nel corso dell’operazione Balance, che ha condotto all’arresto di tre nigeriani e un messinese, mentre una quarta giovane nigeriana è ricercata. “Provate a immaginare l’effetto che può avere su ragazzine dai 14 ai 17 anni un rito fatto con ossa e sangue di animali – ha raccontato la procuratrice aggiunta Giovannella Scaminaci -, in cui viene detto loro che, se non faranno certe cose, otterranno in cambio maledizioni per sé e le proprie famiglie. Sono terrorizzate”.
Per capire cosa succede nei riti Juju, abbiamo fatto riferimento a un testo della fondazione Thomson Reuters, in cui è spiegato che le vittime vengono sottoposte “ad un giuramento di obbedienza”, sono “schiave delle credenze” e “controllate dagli spiriti” per far sì che “seguano qualsiasi istruzione venga data, sennò la loro vita potrebbe essere a rischio”.
Durante la cerimonia “viene chiesto generalmente di denudarsi, con lo scopo di farle sentire ancora più vulnerabili. Chi celebra il rito prende un contenitore in cui vi è della fuliggine, poi fa degli incantesimi ed invoca uno spirito, allineato con il semidio Eshu, con cui la vittima sarà costretta a stipulare un contratto. Il celebrante poi ferisce la vittima con un rasoio fino a farle uscire sangue, su cui viene gettata la cenere contenente lo spirito che così entra nel corpo. Poi il celebrante prende alcuni ciuffi di capelli e peli del corpo, li mette dentro un vaso, che viene sigillato e messo dentro un santuario”.
A questo punto la vittima fa il giuramento, “ripetendo ciò che dice il celebrante”, cioè che darà “tutti i soldi alla ‘madàm’ o al trafficante”, che “obbedirà a tutto”, che “non proverà mai a scappare”. Se non rispetterà il giuramento, il semidio Eshu “manderà degli spiriti a punirla con il rischio che venga uccisa”. Ciò che viene subito ucciso è un pollo, “al quale viene asportato il cuore, che la ragazza viene costretta ad ingerire prima di rivestirsi e lasciare il santuario”.
Di recente, qualche speranza che questo tipo di sfruttamento finisca. Ne ha parlato il quotidiano torinese La Stampa. Il capo religioso della città nigeriana di Ìlú Benin, Ewuare II, ha lanciato una scomunica contro i giuramenti juju, ordinando di consegnare e distruggere i sacchetti con gli oggetti rituali. Il video è girato sui telefonini, liberando le ragazze dalla schiavitù. Non sono mancati i contro messaggi di chi tenta di continuare a sfruttare le ragazze, in un modo o nell’altro. Per soldi, c’è chi farebbe di tutto e se ne frega della vita di giovanissime indifese.
(Marco Ipsale)