Vanno verso una sentenza molto probabilmente più mite gli otto imputati dell’operazione “Caccia al cinghiale” l’inchiesta su le estorsioni e le tentate ad estorsioni tentate ai danni di alcune imprese impegnate nei lavori post alluvione e su un giro dello spaccio tra Scaletta Zanclea e zona sud di Messina. In appello infatti l’accusa ha chiesto ai giudici la riduzione delle condanne emesse in primo grado. Il verdetto era stato emesso in abbreviato dal Gup Monica Marino, che aveva deciso la condanna a 13 anni e 8 mesi per Salvatore Culici; 3 anni per Filippo Pino; 7 anni e 4 mesi per Francesco Viola e Antonino Tavilla; 5 anni per Giusi Ferraro; 3 anni per Antonino Briguglio e Agatino Interdonato; un anno e quattro mesi per Luciano Daidone.
Le indagini dei carabinieri della stazione di Scaletta sono partite nel 2011 da un'intimidazione ai danni di un'impresa edile aggiudicataria dei lavori di urbanizzazione per conto del Comune di Itala. Su una macchina operatrice del cantiere erano stati trovati una bottiglia con liquido infiammabile ed un accendino. A luglio 2011 alla ditta sarebbe arrivata anche la richiesta del pagamento di una somma pari al 3% dell'appalto. Grazie alle intercettazioni i carabinieri scoprirono anche un altro episodio di estorsione ai danni di una ditta catanese impegnata in lavori di consolidamento post alluvione 2009.
Sempre attraverso le intercettazioni i militari avviarono anche un’altra inchiesta, scoprendo una rete dello spaccio di sostanze stupefacenti tra Itala, Scaletta Zanclea e Giampilieri. Dopo le richieste del procuratore generale che regge l’appello, e che ha invocato le attenuanti generiche e la lieve entità del fatto per alcuni episodi, chiedendo comunque la conferma per tutti gli otto imputati, il processo è stato aggiornato per dare la parola ai legali.
A sostenere le ragioni della difesa saranno gli avvocati Antonello Scordo, Nino Cacia, Salvatore Silvestro, Giovanni Calamoneri, Giuseppe Carrabba e Piero Luccisano.