Il pregiudicato di Giostra ha respinto l'accusa mossagli dai pentiti di aver partecipato al progetto di eliminare La Boccetta, ucciso a marzo 2005 allo svincolo di San Filippo. Scena muta all'interrogatorio di Garanzia, invece, per Giuseppe Pellegrino, anche lui arrestato nel blitz Calispera dai Carabinieri.
"Non ho mai partecipato ad alcun vertice per decidere l'omicidio di La Boccetta, non ho mai parlato con qualcuno di lui e dei suoi affari, tanto meno del progetto di eliminarlo". In buona sostanza Angelo Bonasera, arrestato dai carabinieri come uno dei mandati dell'assassinio di Francesco La Boccetta, giustiziato il 13 marzo 2005, si è difeso respingendo l'accusa mossagli dai pentiti, in ultimo da Daniele Santovito.
Bonasera, assistito dall'avvocato Antonello Scordo, è comparso stamattina davanti al GIP Maria Militello per l'interrogatorio di garanzia ed ha deciso di rispondere, difendendosi. La trasferta in carcere del Giudice per l'indagine preliminare è durata comunque poco, perché Bonasera aveva poco altro da dire oltre che affermare che il racconto dei pentiti non è fondato, che lui col gruppo di mandanti che ha decretato la morte di La Boccetta, reggente del gruppo Trischitta di Santa Lucia Sopra Contesse, non c'entra affatto.
Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, invece, Giuseppe Pellegrino, anche lui tirato in ballo da Santovito, che è stato ascoltato ieri per rogatoria in Calabria, dove era già detenuto. "Arancino", che è difeso dall'avvocato Alessandro Billè, ha preferito tacere ed ora giocherà la carta del Riesame. I Pm Liliana Todaro e Maria Pellegrino, titolari delle indagini, ritengono però il racconto dei pentiti messinesi credibile, e i due al momento restano dietro le sbarre.
Secondo Santovito, che ha confermato il racconto già reso a suo tempo a Gaetano Barbera, la morte di La Boccetta non poteva che essere decisa in qualche maniera "all'umanimità" dai vertici dei clan locali, altrimenti non sarebbe stato possibile eliminarlo. E in questo accordo erano compresi anche Bonasera e Pellegrino, all'epoca in carcere. Proprio durante le ore d'aria a Gazzi, nelle conversazioni tra i padrini, maturò il progetto di eliminare La Boccetta.
Diverse le cause indicate, fondamentalmente però l'ex pentito era scomodo come reggente, ed era stato accusato da più parti, dai sodali, di tenere per sé il denaro di alcune partite di droga, di praticare l'usura senza l'autorizzazione. Ma soprattutto stava cercando di "alzare la testa", allargare i propri affari e il proprio potere autonomamente.
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Alessandra Serio