Tutti condannati. E’ pesante – e articolata – la sentenza della I sezione penale del Tribunale alla fine del processo “Campus”, l’inchiesta della Dda su alcuni episodi di compravendita di esami e prestiti a usura. La Corte (presidente Micali) ha “aggiustato il tiro”, facendo cadere diverse accuse con assoluzioni parziali, ma sostanzialmente la sentenza sembra dare ragione all’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura – coordinare l’inchiesta era stato il pm Liliana Todaro.
LA SENTENZA: I giudici hanno disposto la condanna a 10 anni e mezzo per Antonio Montagnese; 3 anni e 8 mesi per Salvatore D’Arrigo; 2 anni e 8 mesi per Marcello Caratozzolo; 1 anni e 4 mesi per Santo Galati Rando; un anno ad Alessandra Paglieri, 5 anni per Massimo Pannaci.
Confermato il sequestro delle somme sequestrate a Montagnese e Pannaci, secondo i giudici frutto di usura, mentre sono stati inviati alla procura gli atti per David Baldi, Elisa di Piramo e Gabriele Rastelli. Secondo l’accusa i tre laureati in Economia che dovevano sostenere esami di abilitazione alla professione di dottore commercialista avrebbero pagato 9 mila euro a Montagnese per ottenere il superamento dell’esame. Accuse provate, secondo i giudici, anche se la versione fornita dai tre non convince e per questo i giudici hanno chiesto agli inquirenti di approfondire, valutando le dichiarazioni da loro rese in aula durante il processo.
Hanno Difenso gli avvocati Bonni Candido, Decimo Lo Presti, Rosario Scarfó’, Alessandro Barbaro, Maria Puliatti e Giuseppe Di Renzo.
IL COMMENTO: “Pur non condividendo la sentenza, che sarà certamente appellata – dichiara l’avvocato Candido, difensore del professore Caratozzolo ; non posso non manifestare soddisfazione per il riconoscimento da parte del tribunaldell’insussistenza di una associazione per delinquere, per l’esclusione dell’aggravante di cui all’art. 7, per l’assoluzione del mio assistito dall’ipotesi di reato di voto di scambio ed infine per aver sancito la totale estraneita’ da qualsiasi coinvolgimento negli illeciti afferenti gli esami di abilitazione alla professione di commercialista. La condanna riguarda solo a due ipotesi di reato che non hanno nulla a che vedere con l’Università di Messina. Attenderemo le motivazioni e siamo certi di una positiva soluzione in Appello”.