Secondo il Tribunale di Messina Salvatore Cucuzzella non ha nulla a che fare con la gestione economica delle imprese di famiglia che è finita al centro dell’operazione Case Fantasma.
Nel 2016 Salvatore era andato ai domiciliari col fratello Giovanni ed era scattato il sequestro per la Cucuzzella Group.
Il giudice monocratico della Prima Sezione penale Maria Giuseppa Scolaro lo ha assolto per non aver commesso il fatto dalle accuse di evasione fiscale e false fatturazioni. Cucuzzella, 35 anni era difeso dall’avvocato Fabio Di Cara, che aveva optato per il rito ordinario ed al vaglio processuale ha sostenuto l’estraneità del proprio cliente con le operazioni finanziarie contestate. Questo malgrado lo stesso Salvatore si fosse, in prima battuta, accollato buona parte delle responsabilità, di fatto confessando.
Il suo difensore al dibattimento ha però messo in ordine tutte le carte e sottolineando che su tutte c’è la “firma” del fratello Giovanni, che lo scorso anno davanti al Gup Salvatore Mastroeni ha patteggiato la pena di due anni mezzo, ottenendo di contro il dissequestro dei beni. Contro la revoca del sequestro, però, la Procura di Messina ha fatto ricorso in Cassazione.
“E’ inammissibile che venga assolto dal reato di false fatture quando egli stesso davanti la Guardia di Finanza ha dichiarato che era lui a farle – dichiara Giovanni Cucuzzella – procederò alla querela per calunnia”
L’inchiesta era nata da una precedente verifica su una società collegata, la Lo Giudice di Taormina. Esaminando conti e fatture, i finanzieri hanno trovato rapporti sospetti e fatture che non tornavano tra l’impresa e la Cucuzzella Group.
Le intercettazioni e le altre verifiche hanno poi rivelato che erano state emesse fatture false o gonfiate per realizzare una consistenze evasione fiscale sui conti della Cocuzzella. Le fatture false o gonfiate arrivavano a una cifra di oltre 9 milioni di euro.
L’evasione complessiva era stata stimata in oltre due milioni di euro. Sotto chiave, sottratti a tutti gli indagati, erano finiti le quote della società di famiglia, appartamenti tra Messina, Spadafora, Mongiuffi Melia e Santa Teresa di Riva, rapporti bancari e postali.
A coordinare le indagini era stato il sostituto procuratore Antonio Carchietti.