Torna in libertà Giuseppe Irrera, arrestato nell’operazione Cesare dei Carabinieri di Messina sui nuovi assetti del clan Galli a Giostra. Per la Procura di Messina è il reggente della famiglia e per conto loro gestisce le scommesse clandestine sulle corse dei cavalli e le estorsioni.
Per il Tribunale del Riesame (presidente Micali) invece non doveva essere arrestato. Accogliendo l’istanza dei difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro e Antonello Scordo, il fruttivendolo di Giostra è stato liberato.
Le porte del carcere di Gazzi si sono aperte anche per Francesco Vento e Salvatore Vecchio, difesi dagli avvocati Antonello Scordo e Antonino De Francesco. Anche a loro il TdR ha dato ragione, ritenendo non adeguatamente fondate le misure cautelari. In libertà anche Santo Giannino, difeso dall’avvocato Domenico André, che non dovrà più presentarsi all’autorità giudiziaria.
Il giudizio del Collegio della Libertà riguarda ovviamente il profilo delle esigenze cautelari. Sarà il prosieguo dell’inchiesta, invece, a dire se sono fondati gli indizi che hanno portato gli inquirenti a far scattare il blitz dello scorso 11 novembre.
Contro Irrera ci sono le intercettazioni telefoniche ed ambientali, poi i colloqui intercettati in carcere tra lui e il suocero, il boss storico Luigi Galli. Anche Galli, difeso dall’avvocato Giuseppe Carrabba, è stato scarcerato dal Riesame qualche giorno fa, insieme ad altri sette indagati.
Secondo i Carabinieri e la Direzione distrettuale antimafia proprio quei colloqui attraverso le sbarre, insieme ai suoi dialoghi con i fornitori e la gestione delle scommesse sulle corse dei cavalli – la stessa organizzazione con le gare e il suo modo di rapportarsi con i fantini catanesi ritenuti legati alla mafia etnea – fanno capire che è Irrera il nuovo reggente del clan di Giostra.
A Irrera veniva attribuita, tra le altre cose, l’effettiva titolarità di una nota enoteca di centro città. Anche questo passaggio è caduto, nell’ordinanza del Riesame. La famiglia di commercianti che da il nome alla storica rivendita commenta con soddisfazione l’annullamento del punto che riguarda l’enoteca: “Come già documentato all’autorità giudiziaria dal difensore di fiducia, l’avvocato Alessandro Billè, e dall’avvocato De Francesco lungi dall’aver mai ceduto l’azienda di famiglia ai terzi, siamo stati sempre proprietari della stessa, oltre che direttamente impegnati nella gestione. L’azienda è sempre rimasta saldamente nelle mani del capostipite e soltanto concessa in affitto a società partecipate dai figli nel corso degli anni.”