Bimbo rumeno comprato: spunta la dichiarazione di nascita di un figlio inesistente. I NOMI

Erano tanti gli elementi che non quadravano quel 24 febbraio, quando nella provincia di Messina scoppiò il caso del bimbo rumeno di 8 anni “comprato” da una coppia originaria di Castell’Umberto, il cui desiderio di avere un figlio era stato talmente forte da spingere i due a rivolgersi a pregiudicati tortoriciani e pagare più di 30 mila euro di acconto.

Per diversi giorni, i militari del Nucleo Investigativo ai comandi del maggiore Boracchia, coordinati dalla DDA, avevano tenuto d’occhio tutti i movimenti della coppia Conti Nibali e degli “intermediari” a cui si erano affidati per portare a termine la missione, seguendoli passo passo nel viaggio dai Nebrodi fino in Romania. Quella mattina, a finire in stato di fermo con l’accusa di riduzione di schiavitù erano stati in 8.

Durante le indagini, i carabinieri scavarono a lungo nel passato dei coniugi Calogero e Lorella Maria Conti Nibali che da tempo avevano abbandonato Castell’Umberto per trasferirsi in Svizzera. Loro, già genitori di una ragazza con gravi disabilità e reduci di diversi aborti, non riuscivano a rassegnarsi al fatto di non avere un altro figlio. Avrebbero fatto di tutto per ottenerlo, anche mettere in piedi un piano studiato e sborsare migliaia e migliaia di euro.

Le indagini fecero ben presto emergere come, nel gennaio 2008, la coppia avesse già dichiarato la nascita di un fantomatico bambino a cui aveva dato le generalità di Carmelo Luca Conti Nibali. Un pargoletto in realtà inesistente che però, grazie a false dichiarazioni all’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Castell’Umberto, compariva regolarmente all’anagrafe.

E’ bastato poco agli inquirenti per capire cosa fosse veramente successo e comprendere come tutto rientrasse nel piano “diabolico” messo in piedi dai due: trovare un figlio, chissà dove, farlo entrare in patria e dargli l’identità di Carmelo Luca Conti Nibali. Ma non avrebbero fatto tutto questo da soli. Ecco perché il Giudice per le Indagini Preliminari, Maria Militello, ha firmato altre 7 custodie cautelari a carico di persone accusate, in concorso, di riduzione in schiavitù, false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale, falsità materiale commessa a P.U. in atti pubblici, supposizione di stato di un fanciullo, millantato credito e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso. (Veronica Crocitti)

LE MISURE CAUTELARI. A firmare le ordinanze di custodia cautelare è stato il Giudice per le Indagini Preliminari, Maria Militello. Finiscono ai domiciliari:

– Calogero Conti Nibali, nato a Castell’Umberto il 2 gennaio 1958, ritenuto responsabile in concorso dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale, falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici, supposizione di stato di un fanciullo e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso;

– Lorella Maria Conti Nibali, nata a Lugano (Svizzera) il 21 luglio 1967, ritenuta responsabile in concorso dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale, falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici, supposizione di stato di un fanciullo e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso;

– Bianca Capillo, nata a Messina l’1 gennaio 1959, ritenuta responsabile in concorso dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale, falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici, supposizione di stato di un fanciullo e millantato credito.

Obbligo di dimora nel Comune di residenza per:

– Aldo Galati Rando, nato a Tortorici (ME) il 02 agosto 1961, ritenuto responsabile in concorso del reato di violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso;

– Silvana Genovese, nata a Messina il 21 dicembre1966, ritenuta responsabile in concorso del reato di violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso; – Vincenzo Nibali, nato a Patti il 24 febbraio 1968, ritenuto responsabile, in concorso del reato di violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso;

– Maurizio Lucà, nato a Messina il 18 ottobre 1971, ritenuto responsabile, in concorso, dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale e falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici;

– Pietro Sparacino, nato a Messina il 20 novembre 1965, ritenuto responsabile, in concorso dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale e falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici;

– Sebastiano Russo, nato a Cardeto (RC) il 26 agosto 1974, ritenuto responsabile in concorso dei reati di riduzione in schiavitù, reato tentato di false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla identità personale e falsità materiale commessa da P.U. in atti pubblici.

(Ultimo aggiornamento ore 12.30)