Sono pesanti le richieste di condanna sollecitate dalla Procura alla fine del processo Copil, scaturito dall’indagine dei Carabinieri sull’incredibile vicenda di un figlio comprato in Romania da una coppia di Castell’Umberto, con l’intermediazione di alcuni pregiudicati di Tortorici.
Gli accertamenti degli uomini del Nucleo Investigativo fecero inoltre emergere quanto è relativamente facile comprare un minore, non soltanto all’estero ma anche in Sicilia. Una vicenda sconcertate e delicata, ricostruita dal processo di primo grado davanti ai giudici della I sezione Penale, ai quali il PM Antonella Frada ha sollecitato condanne per tutti gli imputati. Ecco il dettaglio: 10 anni per i coniugi Calogero e Lorella Conti Nibali, 9 anni e mezzo per Bianca Capillo, 8 anni e 6 mesi per Ugo Ciampi, Nadia Gibbin, Maurizio Lucà, Pietro Sparacino e Sebastiano Russo, 8 anni per Aldo Galati Rando, 7 anni e 6 mesi per Silvana Genovese e Placido Villari, 5 anni per Tindaro Calderone, 3 anni per Franco Galati Rando e Vito Calianni.
Le accuse, contestate a vario titolo, sono di falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità, falsità materiale, supposizione di stato, millantato credito, tentata estorsione.
L’indagine, condotta dagli uomini del Maggiore Ivan Boracchia, sfociarono in 0 arresti nel maggio 2015. La coppia, la madre naturale del bimbo insieme al minore e alcuni degli “intermediari” erano stati fermati allo sbarco dei traghetti a Messina, di ritorno dalla Romania con quello che avrebbe dovuto diventare loro figlio legittimo, e per il quale avevano già ottenuto le false certificazioni che ne attestavano il parto mai avvenuto.
Le intercettazioni dei militari dell’Arma permisero di ricostruire tutti i retroscena e diversi mesi di trattative. La coppia Conti Nibali, da tempo trasferitati in Svizzera, aveva una figlia disabile e voleva un altro figlio. Dopo diversi aborti della donna, decisero di “adottare” un altro figlio, senza però attendere le lungaggini burocratiche e rivolgendosi a un “mercato parallelo”.
Hanno quindi contattato un gruppo di pregiudicati della vicina Tortorici, che in un primo momento in cambio di 30 mila euro aveva reperito un minore a Messina, convincendo una donna di Tremestieri a trasferirsi sui Nebrodi col figlio e la nuova famiglia. Ma qualcosa andò storto e la donna tornò a Messina con bimbo. A quel punto i tortoriciani puntarono alla Romania, dove venne individuato un bambino, quello che al momento degli arresti stava entrando in Italia con la madre e un altro fratellino,e per il quale la coppia aveva già ottenuto i falsi certificati al comune di Castell’Umberto.
I coniugi, difesi dall’avvocato Sandro Pruiti, hanno sempre sostenuto di essere stati truffati dai tortoriciani.