C’è anche il costruttore brolese Giuseppe Ricciardello tra gli indagati per gli appalti Anas tra la Sicilia e Milano, l’inchiesta sfociata in 10 arresti che ha travolto il colosso catanese Tecnis. In manette i manager Concetto Lo Giudice Bosco e Francesco Domenico Costanzo. Al centro degli accertamenti c’è un sistema di tangenti che avrebbe come terminale l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri. Tra le 100 perquisizioni eseguite dalla Guardia di Finanza in 11 regioni diverse c’è anche l’imprenditore del messinese, suocero dell’onorevole regionale Nino Germanà. Le Fiamme gialle hanno acquisito documentazione sia a Roma che a Brolo.
“L’imprenditore ha ricevuto soltanto una informazione di garanzia che non contiene addebiti specifici. Lo stesso chiederà agli inquirenti –quanto prima e mio tramite – di essere sottoposto ad interrogatorio per fornire ogni elemento utile a chiarire definitivamente la propria posizione”, precisa il difensore, l'avvocato Nino Favazzo.
Il costruttore è padre del sindaco di Brolo Irene Ricciardello, nonché consigliere della sezione messinese dell’Ance. Tra i suoi appalti locali, la commessa dell’ultimo lotto degli svincoli Giostra –Annunziata, dove è subentrato all’impresa di Carlo Borella.
Il blitz di oggi, coordinato dal Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, costituisce un vero e proprio terremoto nel mondo imprenditoriale delle costruzioni. Secondo gli investigatori attorno all’ex sottosegretario. Lungo l’elenco degli appalti finiti nel mirino della Procura: alcuni lotti della Salerno – Reggio Calabria, la metropolitana di Catania, il porto di Catania, quello di Ragusa, l’anello ferroviario e il collettore fognario di Palermo e tanti altri, per un totale di commesse pubbliche di oltre 800 milioni di euro l’anno. Corruzione, induzione indebita, voto di scambio alcuni dei reati contestati alle 10 persone raggiunte da ordinanza custodiale.
“Agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state rivolte accuse né per associazione a delinquere né per appalti truccati. Le imputazioni riguardano il reato di corruzione, ma non come erroneamente divulgato per ottenere non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura riguardano piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi accettabili la presa d’atto per la cessione del ramo d’azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter far fronte alle esigenze finanziarie dell’azienda. Auspichiamo che si possa fare più rapidamente possibile chiarezza, al fine di consentire alla Tecnis la continuità d’impresa”, precisa una nota dell’impresa catanese.
(Alessandra Serio)