Colpiti i beni immobili e societari di Tindaro Marino, l’imprenditore 53enne di Gioiosa Marea che, nel giugno 2011, finì agli arresti domiciliari a seguito della maxi operazione antimafia “Gotha e Pozzo 2”.
Un valore di 5milioni di euro, quello rivelato dalle indagini economico-patrimoniali della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, tra immobili, beni di lusso e quote societarie.
Una sproporzione netta rispetto ai redditi dichiarati dall’imprenditore che, stamani, si è così visto sequestrare: quote sociali della Ex Novo e della Italscavi Co. Srl, partecipazioni societarie nella M.M.D. Movimento Terra e Trasporti Piccola Scarl, un immobile, un maneggio di Piraino gestito dall’Ass. Dilettantistica “Dc Iblea Dunit” e alcuni veicoli.
Insieme a lui, finiscono nel mirino del ROS Carabinieri anche la moglie Vincenza Magistro, la figlia Anna Marino e l’amico Salvatore Buzzanca, 46enne originario di Patti.
Tutti e tre accusati di essere intestatari di società e beni riconducibili allo stesso Marino.
In particolare alla Magistro sono state sequestrate delle quote societarie del M.M.D. Movimento Terra e Trasporti Piccola Scarl, mentre alla figlia Anna sequestri per alcuni terreni ed un immobile a Piraino, nonché per quote sociali della Marinoter Srl.
A Buzzanca, infine, accusato di aver intrattenuto solidi rapporti economici con l’imprenditore, il ROS ha sequestrato quote sociali della Fa.M.a. Srl di Gioiosa Marea.
La vicenda di Marino risale alla maxi operazione che, due anni fa, condusse all’arresto di 27 persone.
Secondo le indagini di allora, Marino risultò avere strettissime relazioni con le cosche mafiose della fascia tirrenica della provincia di Messina e, in particolare, con la famiglia dei Mazzarroti, capeggiata prima dal boss Carmelo Bisognano e poi da Tindaro Calabrese.
Durante il mega blitz della Dda e del Ros, Marino era riuscito a sfuggire per ripresentarsi, ormai braccato, qualche giorno dopo direttamente alla caserma dei Carabinieri della compagnia di Patti.
Le accuse per lui, nello specifico, riguardavano alcune estorsioni mafiose per conto degli stessi Mazzarrotti.
Inoltre, sempre secondo le indagini, era emerso che una delle sue imprese, la Marinoter srl, attiva nel settore del movimento terra, fosse coinvolta in alcune importanti opere pubbliche realizzate in provincia di Messina, come i lavori di metanizzazione sulla tratta tra Montalbano e la città dello Stretto e la riqualificazione del lungomare di Brolo.
Quell'anno, nella maxi operazione Gotha e Pozzo 2, a finire in manette, oltre a Marino, furono: Mario Aquilia, Concetto Bucceri, Salvatore Calcò Labruzzo, Francesco Cambria, Zamir Dajcaj, Sem Di Salvo, Enrico Fumia, Carmelo Giambò, Giuseppe Isgrò, Giuseppe Roberto Mandanici, Nicola Munafò, Salvatore Ofria, Angelo Porcino, Giovanni Rao, Francesco Scirocco, Maurizio Trifirò, Tindaro Calabrese, Nicola Cannone, Francesco D'Amico, Carmelo Vito Foti, Francesco Ignazzitto, Ottavio Imbesi, Francesco Carmelo Messina e Salvatore Puglisi.
Tutti per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni e altri delitti, con l’aggravante delle finalità mafiose.
Veronica Crocitti
@VCrocitti