E’ un vero e proprio “viaggio” nell’intreccio di fatture e società, cresciuto in un ventennio, quello che la Direzione Centrale Anticrimine e la Dda di Messina hanno compiuto con l’inchiesta Hera e sfociata nel maxi sequestro di beni per Giuseppe Busacca, i figli e la compagna e Antonino Napoli, figlio di Santino Napoli. Un lavoro minuzioso ricostruito nel decreto di sequestro siglato dal Tribunale misure di Prevenzione (presidente Micali) che ha autorizzato la sorveglianza speciale per i due “padri”, Giuseppe Busacca e Santo Napoli (3 anni e mezzo il primo, 5 il secondo), mentre hanno detto no alla richiesta di sequestro di beni a carico di Santino, eseguito invece nei confronti delle quote societarie e gli immobili intestati al figlio.
“Il Tribunale ha rigettato la richiesta di sequestro dei beni di proprietà del sig. Napoli Santo ritenendo non sussistente il necessario requisito della sproporzione e della provenienza illecita del denaro utilizzato per l’acquisto dell’unico bene immobile di cui il proposto è proprietario. Il sequestro ha riguardato le quote in capo al figlio di una società costituita nel 2009 e che avrebbe dovuto costituire un veicolo per nuove iniziative imprenditoriali ma ben presto abbandonata e da tempo inattiva e mai patrimonializzata”, spiega il difensore, l’avvocato Nino Favazzo.
Tra gli indagati anche l’ex consigliera comunale di Messina Nora Scuderi. Eletta nel 2013 col Megafono dell’ex Governatore siciliano Rosario Crocetta, la Scuderi ha cambiato diverse volte gruppo di riferimento e area politica in consiglio comunale. Negli ultimi anni della stessa legislatura le coop di Busacca, in particolare la Genesi, vincevano appalti per milioni di euro.
Per gli investigatori era utilizzata dal compagno per muovere denaro, era intestataria di un conto corrente sul quale transitavano somme superiori ai 300 mila euro. Busacca “avrebbe utilizzato la compagna per sottrarre somme di denaro dalla loro legittima destinazione (fondi delle cooperative sociali) o per celarne l’illegittima provenienza e per successivamente finanziare la QUATTRO B attraverso l’acquisto degli immobili”.
Il Tribunale ha così ordinato il sequestro di uno dei conti a lei intestati, rigettando la richiesta di congelare altri conti.
La direzione centrale anticrimine e la Questura hanno poi analizzato anche le società intestate ad Alessandro e Gianluca Busacca. Il primo è molto noto nella zona di Milazzo per la gestione delle attività a Villa Hera e perché in politica ormai da anni, sbarcandoci con la lista di Musumeci. Nel decennio scorso era Alessandro il socio di Antonio Napoli nella gestione della nota discoteca Il Paradiso. Mentre i due genitori compaiono come soci in un’altra sigla che gestisce i locali. Nel 2018, durante il sequestro in casa di un altro socio, considerato “l’uomo-ponte” degli affari tra Napoli e Busacca, gli investigatori trovano il “contratto parasociale” di una società dove compaiono tutti e tre insieme ad altri nomi. Questi ultimi vengono però definiti chiaramente come “meri fiduciari”.
Gianluca Busacca è invece meglio conosciuto anche a Messina dove gestisce la parte amministrativa del prestigioso collegio Sant’Ignazio, tra le preferite dei figli dell’establishment dell’intera provincia. Proprio attraverso le attività svolte al Sant’Ignazio, secondo gli investigatori, Busacca cercava di recuperare fondi pubblici per coprire debiti contratti con le attività private.
Significativa in questo senso una conversazione intercettata recentemente dagli investigatori in uno studio di consulenza di Milazzo dove erano state piazzare delle strategiche cimici. Il consulente racconta ad un’altra persona delle operazioni di Busacca con la formazione per coprire un “buco” da almeno un milione e mezzo di euro. Una esposizione debitoria importante, secondo il consulente, che lo avrebbe convinto, diversi anni addietro, a mettersi in affari in pianta stabile con Santino Napoli. E’ sempre lo stesso consulente a “rivelare” alle cimici dei poliziotti che Busacca avrebbe investito parte del denaro all’estero. E infatti grazie a una recente direttiva europea lo SCA trova e sequestra 3 milioni di euro su due conti in Romania.
Dietro il reticolo di società intestate a terze persone c’erano sempre Busacca padre e Napoli padre, spiega la Procura di Messina. E dietro Napoli c’è la mafia, secondo gli inquirenti. Coinvolto e condannato in via definitiva nell’operazione Gotha 7, di Napoli i pentiti parlano anche in epoca più recente, in particolare quell’Elio D’Amico fratello dell’ex boss anche lui oggi pentito Carmelo D’Amico, che era appunto il barcellonese della famiglia mafiosa con i più rilevanti interessi economici nella cittadina di Milazzo.
Un passaggio i collaboratori dei pentiti lo fanno anche su Busacca, che finisce nel mirino del Servizio Centrale Anticrimine per la sua presunta “pericolosità sociale”. Arrestato nell’operazione Patti e Affari sulla lobby dei servizi sociali nel distretto di Patti, verrà liberato poco dopo e una parte delle accuse saranno archiviate. Resta sotto processo – ancora in corso – per estorsione ai lavoratori di alcune cooperative.
L’ombra della mafia, gli appalti truccati, ma anche un enorme giro di fatture false, complesse operazioni societarie con intestazioni fittizie, operazioni anomale sui conti e una evidente sproporzione dei redditi dichiarati con l’entità dei beni percepiti.