Non sono mancate le reazioni nel mondo politico all’arresto di Paolo David.
CARBONE, commissario Pd “L’operazione che ha portato all’arresto di 35 persone conferma che il nostro partito aveva visto giusto decidendo di commissariare Messina. Purtroppo il Pd di Messina non era contendibile, aveva un padre-padrone che si comportava come fosse una sua proprietà privata, impedendo ogni forma di confronto democratico. Siamo stati noi Pd a chiedere l'arresto di Francantonio Genovese in Parlamento, dopo aver letto le carte, perché era giusto farlo: noi crediamo davvero che la legge sia uguale per tutti e debba essere applicata sempre, anche quando si tratta di nostri esponenti. E non abbiamo aspettato che Genovese andasse via portandosi via i suoi: siamo stati noi a cacciarli dal Pd. Abbiamo (apparentemente) pagato un prezzo, perdendo due parlamentari e nove consiglieri comunali su undici, passati con Forza Italia, ma abbiamo riguadagnato libertà. E ciò è inestimabile. Quello che ci sta a cuore veramente è il benessere dei messinesi, è lo sviluppo civile ed economico della città. E un partito che anche qui, dopo stagioni di oscurantismo, sta tornando finalmente a vivere”.
GRILLI DELLO STRETTO-D’UVA “Mesi fa l'inchiesta Gettonopoli, oggi un esponente del civico consesso, anch'egli rinviato a giudizio nell'inchiesta sui gettoni di presenza nelle Commissioni, arrestato e sottoposto a provvedimento di custodia cautelare con l'accusa di voto di scambio politico mafioso. La città è soffocata da un sistema di malaffare, capillarmente diffuso, contro il quale esiste una sola via percorribile: le dimissioni dell'intero consiglio comunale. Un sistema clientelare e di corruzione rodato che "non cerca i voti sulla luna" ma li compra direttamente grazie ai più potenti clan mafiosi di Santa Lucia sopra Contesse e Camaro san Paolo. Una decadenza morale e civile contro la quale, l'unico antidoto rimane una prospettiva politica completamente nuova, estranea a logiche di potere e di connivenza, capace di agire per il bene comune. Un clima marcio, quello che fagocita e stritola la città, che apre la strada in consiglio comunale a Giovanni Cocivera, arrestato il giorno prima per lo scandalo degli aborti clandestini. Vergognosi cambi di casacca, improbabili rimpasti di assessori, visite di ex detenuti illustri, come quella dell'ex presidente della Regione Sicilia, condannato per mafia, Salvatore Cuffaro, che nella sua visita in città lo scorso 7 maggio ha invitato i “moderati a unirsi”. Questa non è politica, questo è malaffare. Alla gente onesta dobbiamo dare una possibilità di crescita, di speranza, di sviluppo, per sé e per i propri figli: Messina deve tornare presto al voto”.
A rafforzare la posizione del meetup, Francesco D'Uva, esponente 5 Stelle alla Camera dei Deputati e membro della Commissione Antimafia: “I retroscena emersi dall'inchiesta “Matassa” gettano una nuova luce sull'evoluzione del fenomeno mafioso nella città dello Stretto. Un'evoluzione che la commissione Antimafia, già impegnata nell'analisi del 416 ter del codice penale sul voto di scambio politico mafioso, studierà attivamente, senza soprapporsi all'attività svolta dall'autorità giudiziaria”.
RESET- “Nel 2013 avevamo proposto alla Prefettura un protocollo etico e comportamentale da far sottoscrivere a tutti i candidati oltre che l’istituzione di un numero verde per consentire ai cittadini di segnalare anonimamente episodi di illegalità e voto di scambio. Per noi un indagato non è un colpevole ma certamente quanto accaduto ci conferma come quella nostra proposta, magari non perfetta proceduralmente, fosse comunque necessaria ed azzeccata. A questa situazione avvilente si somma un’amministrazione inadeguata che “regala” con assoluta irresponsabilità un debito di 100 milioni che i messinesi pagheranno nei prossimi 30 anni. Un consiglio Comunale, tranne qualche rara eccezione, mummificato e, nei fatti, esautorato dalle indagini della Procura. Un disastro assoluto che ci riporta ai 21 giorni senza acqua ed alla barzelletta del bilancio previsionale 2015. Da un lato la “politica del nuovo” fallisce deludendo i messinesi che avevano consegnato ad Accorinti una cambiale in bianco. Dall’altro la politica tradizionale posta ad una distanza incolmabile dai bisogni reali della gente che continua ad amministrare esclusivamente con logiche clientelari e per il tornaconto del clan di turno. Il tutto condito da un totale disprezzo delle regole e senza tener in alcun conto che messaggio devastante arrivi ai nostri ragazzi. Non serve solo un progetto di una nuova Città ma un nuovo modo di essere comunità partendo da valori come ETICA, MERITO E COMPETENZA. SI TRATTA DI RESETTARE tutto e pacificare la nostra comunità ridando la parola ai messinesi nella certezza che esista una terza via tra chi ha stuprato la città portandola quasi alla fine e chi per incompetenza ne ha determinato il crollo totale. Che il Consiglio Comunale, dunque, faccia un passo indietro o che il Sindaco prenda atto che rimane al Suo posto solo grazie a quelli di cui dice di essere distante anni luce. Serve uno scatto d’orgoglio.
LUCIA TARRO CELI: Non sono bastate le indignazioni espresse durante le primarie per le politiche del 2013 per impedire che i protagonisti di quel sistema di potere capeggiato dall'On. Genovese continuassero ad infettare la vita della città e le sue Istituzioni. L'arresto di Paolo David è figlio di quel sistema. La rabbia di dover assistere ad una città moralmente allo stremo è forte. Insopportabile il controllo elettorale che ambienti politici collusi con la mafia ne hanno fatto in questi anni. Ancora più insopportabile per chi ha vissuto la propria militanza politica alla luce della questione morale di Berlinguer, trovarsi fino a poco tempo fa l'attuale inquisito nel ruolo di capogruppo del Pd al Comune. Ne ho sempre combattuto l'ambiguità, l'arroganza, la visione muscolare della politica. Il loro transito verso altre sponde è stata una liberazione ma rischia di consegnare l'idea di una costante rassegnazione priva di pensiero critico, di una malattia mortale che ci destina classi dirigenti incompetenti, se non corrotti. Io non mi rassegno e chiedo alle nuove generazioni e a tanta gente onesta uno scatto di dignità, una pulizia della mente, una rivoluzione creativa per costruire insieme il senso di una comunità in grado di riflettere quella pulizia e quelle capacità politiche che la bellezza di questa città merita.
ADDIOPIZZO- Il Comitato Addiopizzo Messina Onlus, esprime il proprio sdegno nei confronti di una vicenda che ha tutte le caratteristiche di una storia di mafia e che vede coinvolti, con profondo dispiacere, anche personalità con ruoli istituzionali e di spicco del panorama messinese. Siamo certi che le indagini proseguiranno e si concluderanno nel più breve tempo possibile. Era il 27 Aprile quando il Consiglio Comunale prendeva le distanza dalle affermazioni dell'assessore Eller che parlava di "puzza di mafia" nella città dello stretto. Nel novembre 2015 altre indagini hanno mostrato una città fragile, corrotta, ferita con gli scandali di MessinAmbiente e “Gettonopoli”. Le vicende denotano quanto Messina, considerata da sempre una città "babba", abbia temperamento e carattere mafioso. Risulta necessario un cambiamento di rotta legato ad una consapevolezza e conoscenza attenta del fenomeno.Secondo il giudice Borsellino "la lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti e che abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Noi non possiamo che avvalorare tale tesi.