Si chiudono domani i confronti tra il Giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni e gli arrestati dell’operazione Nebrodi. Il Gip che ha siglato i provvedimenti cautelari domattina ascolterà l’operatore del CAA Giuseppe Natoli, Carmelino Zingales, Giuseppe e Angelica Spasaro, tutti ai domiciliari.
Stamane invece il giudice ha interrogato il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, anche lui coinvolto come operatore di un centro di assistenza agricola, Pietro Lombardo Facciale, Lucrezia Bontempo, Rosa Maria e Francesca Lupica Spagnolo. Tutti, tranne Francesca Lupica, hanno scelto di rispondere, e si sono difesi. Lo ha fatto anche il sindaco, accompagnato dagli avvocati Nino Favazzo e Carmela Foti.
Galati Sardo ha parlato per circa un’ora e mezza, chiarendo la sua posizione e producendo la documentazione che confermerebbe la sua versione dei fatti. Ha raccontato, tra le altre cose, che già nel 2016 erano stati revocati i mandati delle aziende sequestrate la scorsa settimana – non era più lui il suo CAA ad occuparsi di quelle aziende insomma, e ha sottolineato il fatto che il controllo demandato ai CAA è relativo alla corrispondenza tra la documentazione presentata e i dati immessi nel sistema SIAN, e non sulla effettiva veridicità della documentazione esibita da chi richiede il contributo. Ha poi fatto presente che il numero delle richieste è effettivamente elevato.
Ai confronti erano presenti anche i magistrati che hanno coordinato l’inchiesta, i sostituti Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco e l’aggiunto Vito Di Giorgio. A loro il Gip Mastroeni ha chiesto un parere sulla richiesta, avanzata dai difensori, di rimettere in libertà Galati Sardo. Richiesta sulla quale si pronuncerà a breve.
In questi giorni Mastroeni ha già effettuato alcune scarcerazioni, per lo più relative a quelli che hanno ammesso le accuse contestate, o per alcune mogli degli arrestati per le quali sembra prevalere il ruolo dei mariti, nei reati contestati. Ha per esempio concesso i domiciliari ad Alessio Bontempo, coinvolto nella tranche che riguarda lo spaccio di droga da parte dei tortoriciani e dei batanesi.
Sempre a proposito del ruolo dei CAA, il giudice ha già ascoltato anche Massimo Costantini e Roberta Linares. Il primo ha respinto gli addebiti, precisando che non aveva la disponibilità effettiva delle password assegnate al suo CAA Confagricoltura, di cui era direttore. La Linares, addetta dello stesso Centro, ha respinto totalmente le accuse, chiarendo che il suo compito si limitava al mero inserimento di dati.
Il difensore, l’avvocato Bonni Candido, ha quindi chiesto la revoca della misura cautelare per l’operatrice. Costantini dal canto suo ha prodotto una serie di documenti a sostegno della sua versione dei fatti. L’avvocato Carlo Faranda, suo difensore, alla luce delle dichiarazioni e del fatto che ormai è in pensione, si riserva di chiedere anche lui al giudice la revoca della misura cautelare.