Un’associazione a delinquere con ambizioni internazionali, specializzata nell’utilizzo di carte di credito clonate e nel riciclaggio del denaro. Il tutto a danno dei correntisti di vari istituti di credito, la maggior parte di loro stranieri, mediorientali, cinesi, sudamericani, nordeuropei. Sono in tutto dieci le persone finite nel mirino dell’Operazione POSpartout, scattata stamani all’alba nelle provincie di Messina, Palermo e Trapani.
Le porte del carcere si sono aperte per Francesco Valenti, commerciante edile di Rocca di Caprileone, Marian Nicoi, cittadino rumeno residente a Capo d’Orlando, Dario Vitellaro, palermitano, Giuseppe Cusumano, trapanese di Alcamo. Vanno ai domiciliari l’imprenditore di Piraino Basilio Spinella, Rosario Terribile, di Caprileone, Florin Bindileu, cittadino rumeno residente a Rocca di Caprileone. Obbligo di dimora per la bancaria di Patti Rosa Ciancio. Due soggetti risultano ancora irreperibili.
Sono state le indagini condotte dai poliziotti del Commissariato di Patti, coordinati dalle Procura locale, a permettere di ricostruire, minuziosamente, l’intera vicenda. Tutto è cominciato con una tentata estorsione fatta da Valenti e Nicoi contro un artigiano di Patti, che avrebbe dovuto dare ai due una somma di 2500 euro. A partire da quell’episodio, i poliziotti sono riusciti a far emergere “una continuativa e diversificata attività di procacciamento di illeciti profitti in un contesto internazionale”. Attraverso intercettazioni telefoniche e conversazioni, è così emersa un’intera organizzazione criminale la cui attività era quella di utilizzare carte di credito clonate, riciclandone i proventi.
In sostanza funzionava così: attraverso falsi acquisti ed operazioni, i soldi provenienti dalle carte di credito clonate passavano da dispositivi elettronici Point of Sale (POS) verso i conti correnti delle ditte commerciali “amiche” dell’associazione. Gli importi pagati per questi acquisti fittizi venivano accreditati senza dare troppo nell’occhio, confusi tra i reali versamenti, e talvolta avvalorati anche da falsi scontrini fiscali e falsi documenti. Una volta nei conti correnti, i “soldi sporchi” venivano allora prelevati dai titolari (gli imprenditori) e spartiti tra i vari membri dell’associazione secondo quote stabilite. Il tutto, ovviamente, grazie alla complicità della funzionaria di banca Ciancio. Tali somme, infatti, avrebbero dovuto sollevare i sospetti degli Istituti Bancari, ma questo non avveniva mai proprio per l'interessamento della Ciancio.
Dagli accertamenti è emerso che le carte di credito clonate erano per lo più intestate a persone ignare e residenti in luoghi lontanissimi, fuori Italia, la cui denuncia non sarebbe mai potuto essere tempestiva o efficace. Il lavoro degli inquirenti, durato oltre sei mesi, ha permesso di ricostruire centinaia e centinaia “strisciate” di carte clonate, ogni volta per importi tra i 2mila ed i 4mila euro e per un totale di giro di affari pari a quasi mezzo milione di euro. (Veronica Crocitti)